Attualità
Perché il New York Times ha scelto il “print only”
Un estratto del nuovo libro di Colson Whitehead ricorda che il potenziamento del digitale non significa necessariamente la morte della carta.
Da tempo i media mondiali si interrogano sulle opportunità, i metodi e la sostenibilità del passaggio al digitale, una prospettiva con cui è impossibile non misurarsi (lo dicono i numeri delle visite dei siti dei grandi media, ma anche, più istintivamente, il buon senso dato dall’osservazione della fruizione quotidiana dei contenuti). Questo weekend, nella sua edizione domenicale, il New York Times pubblica in anteprima un estratto di The Underground Railroad, il nuovo romanzo di Colson Whitehead (l’autore di John Henry Days e Il colosso di New York), uscito nelle librerie questa settimana.
L’uso della carta come canale diverso e complementare rispetto alla velocità del web ha un senso anche (per non dire soprattutto) in termini economici: oltre all’oggetto che diventa, almeno nelle intenzioni di chi lo crea, un prodotto fisico da collezionare e tenere nelle proprie case, su carta stampata un brand è capace di raggiungere nicchie di mercato in modo più efficace, oltre a darsi una maggiore riconoscibilità, e più attenzione. E, poi, la carta è probabilmente il formato ideale per pubblicare il longform (di questo argomento parlavamo poco tempo fa con Matteo Codignola, direttore editoriale di Adelphi), in un momento in cui i testi lunghi e autoriali sono molto apprezzati anche sui giornali: si pensi al recente reportage di Emmanuel Carrère da Calais, e anche al Foglio, che il mese scorso ha pubblicato a puntate Serenata di James M. Cain.
In ogni caso, il report dei ricavi del secondo trimestre del Times non mente: 163 milioni di dollari sono venuti dall’edizione del quotidiano che si può trovare in edicola, la quale però ha attratto il 14% in meno di pubblicità rispetto all’anno precedente. I ricavi pubblicitari in senso stretto, invece, sono diminuiti del 12%. Un articolo apparso su Digiday qualche tempo fa offriva uno spunto interessante per riflettere sulle due velocità dell’editoria moderna, limitandosi ad analizzare un fenomeno in atto: «Oggi gli editori digitali stanno creando riviste per integrare i loro siti web», oggetti dunque pensati per nicchie, con diffusioni prudenti ma efficaci. Il futuro, probabilmente, è tutto in un estratto pubblicato solo su carta.