Attualità

Massroots, posto serio

Quattro giorni a esplorare il social network dedicato alla marijuana, con discussioni anche molto ben impostate.

di Viviana Devoto

La riva di un fiume, il tramonto. «Questo è il mio posticino. E tu, dove te l’accendi?». Via una serie di hashtag e foto. «Il posto migliore per gustarsi un canna», con immagini instagrammate di grandissimi cannoni, è tra i soggetti chiave, da queste parte della rete. Si chiama Massroots ed è il primo social network legato alla comunità che fa uso di cannabis. Negli Usa è consentito l’accesso solo negli Stati dove la marijuana è stata legalizzata.

Per accedere al social network è necessario scaricare un’apposita app. Problema: la Apple aveva per un periodo cancellato il servizio a causa di una «presunta istigazione a consumo di sostanze illecite». Nel giro di tre mesi però i legali della società, nata in Colorado, sono riusciti a rendere la app nuovamente scaricabile, seppure soltanto nei 23 Stati dove il consumo di cannabis è legale. In realtà pare un po’ un controsenso: chiunque può vedere, almeno dall’esterno, le attività della community attraverso il suo profilo Twitter. Tutto è verde, le scritte e le foto, le foglie di marijuana e i centrifugati rinforzati che qualcuno beve al mattino. Ogni giorno con i colori della Lega Nord o di Saint Patrick day, anche se la community di Massroots disdegna l’alcol e anzi, nel giorno dedicato alla Guinness consiglia fortemente di imboccare – invece – le vie naturali della cannabis.

La registrazione è semplice e inizia dal mio stato di residenza: California, dove l’uso della marijuana è consentito a scopo terapeutico. Nome e nickname, perché il social network garantisce uno stato di semi-anonimato, e sono dentro. Anche io promossa come componente della comunità. Una presunta “cannabis-fan”, insieme a 212mila persone, il numero degli iscritti. La app è risultata immediatamente appetibile per gli investitori e ha ricevuto un primo finanziamento di 425mila dollari.

Giusto il tempo per guardarmi intorno tra le funzioni e il mio profilo, che chiamo «doingmybest» (“faccio del mio meglio”, perché non ho foto di canne da postare e nemmeno una piantina, escluso un rigoglioso albero di limoni che è il principe del giardino di casa), ha già una cerchia di seguaci: «BeautifulBuds» (germogli bellissimi), «Mindful» e «Neversummer» devono aver trovato il mio profilo (vuoto) interessante. La mattina dopo al mio risveglio sembra che la comunità dei “marijuana enthusiasts” abbia voluto darmi un benvenuto: ho già una sessantina di amici.

Di cosa si parla su un social dedicato all’erba? Massroots è ordinato: tre sezioni dividono i campi di competenza: istanze locali, globali e «buds», dove sono specificatamente postate le attività delle persone che seguo, un po’ come nella timeline di Facebook. Dopo due giorni di navigazione non sono ancora riuscita a orientarmi: ho capito, però, che Massroots non è soltanto un covo di neo-maggiorenni a cui piace farsi selfie coi loro cannoni, ma che la politica, la situazione legale, le discussioni sul ruolo della cannabis come medicina (molti  degli iscritti sono pazienti terminali in cura con la cannabis) e soprattutto alcune serissime argomentazioni sul giardinaggio e la coltivazione casalinga della marijuana trovano qui un terreno fertile.

I recensori della varie qualità sono molto simili nel lessico a quelle di alcuni noiosi sommelier. Scrive l’utente «Anonimis» (sic), che firma la sua recensione numero 101 su una specialità coltivata a Seattle: «Profumo fenomenale con un aroma di agrumi dolce che non ne contrasta la forza o il piacere. Aprite le vostre papille» – si legge nella recensione, lunga due cartelle – «in modo che i fiori rilascino nuovi punti salienti di agrumi: ancora dopo il primo assaggio si può avvertire una forte dolcezza che vi eviterà qualsiasi sensazione pungente alle narici».

Nel mio passaggio sul sito ho ricevuto diretti e indiretti inviti a meeting nazionali: «Complete strangers, become family», completi estranei diventano famiglia, è l’invito di «420rally» al raduno di Denver in calendario ad aprile: «Siamo entusiasti di vedere quante siano le nuove facce che l’amore per la cannabis è riuscita a mettere insieme quest’anno». Massroots ha seguito in diretta il passaggio della legge per la legalizzazione a Washington DC e nei forum di discussione, al passo con la cronaca giornalistica, ci sono molte persone che postano articoli e discutono sul ruolo del cannabidiolo, l’estratto di marijuana che curerebbe alcune forme di epilessia, anche tra i bambini, ma che ancora genera perplessità tra la scienza ufficiale. Mentre ci sono forti spinte dalla politica perché negli Stati dove la marijuana è legale venga approvata una legge federale per la vendita e somministrazione a scopo medicinale.

Al quarto giorno di Massroots ho iniziato a fare caso alla pubblicità sul sito, a quanti messaggi promozionali sia stata esposta durante la mia navigazione e quanti dei miei “amici” sul social fossero in realtà dei venditori. Dai posti giusti in città dove mangiare un pancake quando si è sufficientemente fatti, ai siti dove acquistare online le cupcakes di marijuana ai prodotti di bellezza (scrub alla cannabis e avocado), manuali di giardinaggio, fino ai dispensari per la vendita di cannabis a San Francisco più vicini ai luoghi dove mi spostavo (la app chiede accesso ai dati personali, spostamenti compresi).

«Molti consumatori di marijuana preferiscono tenere i propri contenuti riguardanti la marijuana separatamente da Facebook, Instagram e Twitter dove possono essere connessi con le  famiglie, colleghi di lavoro o con i propri impiegati», spiegano dalla società che rivolge un doppio messaggio separato agli utenti e alle compagnie che vogliono fare pubblicità sul social: «Il nostro lavoro è connettere i business legati alla marijuana ai consumatori. Le aziende usano il nostro network per promuovere qui i nostri prodotti direttamente ai potenziali clienti».

I fondatori dell’app hanno meno di trent’anni, da prima dei venti si sono dichiarati consumatori abituali di cannabis: con Massroots hanno applicato alcune strategie della Silicon Valley votate alla crescita degli amanti “legalizzati” di cannabis: secondo il Marijuana Business Daily «il giro d’affari non può che crescere; arriverà a toccare, stimiamo, gli 8 miliardi di dollari nel 2018».

Nell’immagine in evidenza: Marijuana coltivata per scopi terapeutici a Safed, Israele (Uriel Sinai/Getty Images)