Attualità

Maschio Bianco Etero

John Scalzi ha scritto sul suo blog che essere uomo è comodo: ha scatenato un putiferio

di Violetta Bellocchio

John Scalzi è un uomo tranquillo. Scrive romanzi di fantascienza, per cui ha vinto premi; ha un blog – Whatever – dove parla un po’ di tutto. E’ maschio, bianco, sposato con la donna da cui ha avuto una figlia. Un buon vicino di casa.

Di recente Scalzi ha definito la condizione di quelli come lui the lowest difficulty setting there is; «se la vita fosse un videogioco», ha detto, «Maschio Bianco Etero sarebbe il livello più basso di difficoltà». E’ possibile che un altro giocatore vada più forte di te, che conquisti punti più in fretta o abbia, alla fine, un maggiore successo, ma le tue possibilità di arrivare intero all’ultimo schermo sono comunque molto migliori.

Scalzi credeva di dire una cosa normale, e invece gli è saltato addosso mezzo mondo.

I primi a rispondergli male sono stati alcuni lettori abituali, punti sul vivo o in sincero disaccordo; poi è toccato ai blogger conservatori, ai cosiddetti Men’s Right Advocates, difensori dei diritti maschili, e persino agli appassionati di videogame. Il suo peccato fatale, secondo chi lo critica, è non aver tenuto presenti le difficoltà relative all’essere Maschi Bianchi Etero nella società di oggi. E tutti si uniscono nel dire John sei un cretino hai sbagliato metafora sei un cretino John.

Se ci fermassimo qui, l’episodio potrebbe essere citato nelle seguenti tracce per il tema di maturità:

– la tendenza di alcuni ragazzi bianchi a farsi i cazzi di tutti e vedere diversi ovunque; ovvero, a valutare non invitati le esperienze altrui, sempre dall’alto e senza mai toccarle con mano (sindrome di Channel 4), e a usare le proprie esperienze come parametro di giustezza e normalità suprema;

– la tendenza di alcuni ragazzi bianchi a sentirsi perseguitati dalla loro stessa pelle / gender / orientamento sessuale, che li porta a viversi come “poco credibili”: es. lo sconcertante numero di memoriali scritti da presunte minoranze etniche / erotiche / geografiche e poi smascherati come Roba Bianca; Amina ArrafForrest CarterNasdijj ;

– la tendenza di alcuni ragazzi bianchi a negare qualsiasi vantaggio legato a pelle gender orientamento sessuale; Scott Adams è un esempio in carne e ossa, e piuttosto estremo, ma Privilege-Denying Dude non ha avuto fortuna perché piaceva solo alla tipa che se l’è inventato;

– puoi essere un ragazzo bianco pure se sei femmina, però è raro.

 

Termina il sermone, torniamo ai fatti.

John Scalzi è stato molto attento a non suggerire nulla, al termine del suo scritto. Ha solo presentato una situazione-tipo, attraverso un esempio “buffo” ma non terribile, e le conclusioni ciascuno era libero di trarle da sé. Forse «non è così difficile essere una persona decente, se parti avvantaggiato da pelle gender e orientamento», oppure «puoi essere un uomo decente senza addossare la colpa di ogni singolo insuccesso ai giappi / ai froci / alle femmine».

Su cosa sia un uomo decente, i tentativi di definizione non mancano. Sono solo molto sparpagliati, e sono i Bravi Ragazzi a non mettersi d’accordo in prima battuta. Quelli che cercano di porsi come “le voci di una comunità”.

Lo scorso inverno una rivista che meritava attenzione e ne ha avuta tanta, The Good Men Project, ha perso quota nel momento in cui il fondatore Tom Matlack ha litigato sia con diverse opinioniste (che lo accusavano di dare troppa corda ai Men’s Right Advocates) sia con diversi autori/lettori uomini (che gli chiedevano perché in un progetto di genere maschile venissero fatte parlare tante donne); alla fine Matlack ha commesso suicidio rituale via mansplaining, scrivendo un pezzo dove diceva «le femministe sono IL COLERA» . (Sì, sto riassumendo in modo sbrigativo e dall’esterno.) Quasi in contemporanea riemergevano vecchi fatti intorno al collaboratore Hugo Schwyzer, che criticava Matlack, ma una volta cercò di ammazzare col gas la propria fidanzata, in un patto di doppia morte a cui lei non aveva mai detto sì. Risultato, comunque: The Good Men Project è passato da “una rivista che ci prova” a “hmm, posticino”.

E ora, due cose sui Men’s Right Advocates.

Se dobbiamo basarci su quello che fa notizia, degli MRA vediamo solo le parti più sgradevoli, più violente: il peggio. (Come il tizio che augura un secondo stupro a chi non è d’accordo con lui: è successo su Reddit.) Sospetto che l’insieme sia più eterogeneo, perché tutto si può dire di un movimento dove trovi persone arrabbiate con le donne in generale, persone deluse da un episodio individuale (ad esempio, padri separati che possono vedere i figli meno di quanto vorrebbero) e persone ideologhe della supremazia morale del Maschio, salvo che non metta insieme uomini con priorità e un senso di sé diversissimi. Detto ciò, la lettura dei loro forum non aiuta; alla decima invettiva contro questa o quella giornalista / blogger / parlamentare accusata di crimini contro l’umanità e sempre chiamata PUTTANA, vince l’istinto di autoconservazione. (Non sempre riesco a toccare il fondo come questo lavoro richiede.) Di nuovo, le voci apocalittiche sono quelle più facili da trovare. Ma la situazione non si può ribaltare sul versante donna: se cercate su Google “feminist blog“, i primi dieci risultati sono posti abbastanza tranquilli, non guide pratiche alla castrazione.

Da un lato i finti bravi ragazzi, dall’altro i falsi profeti. In mezzo, niente. Nessuno discute, nessuno alza la voce.

Credo che il “livello più basso di difficoltà” di cui parla John Scalzi si accompagni, per qualcuno, a un senso di invisibilità siderale.

Non è necessario evocare lo spettro dell’operaio che perde il lavoro e quindi si mette a votare Lega. Qualcuno avrà seguito questa traccia di auto-narrazione, ma chi si sente di meno perché maschio e bianco può essere una persona con un impiego fisso, diversa estrazione sociale, diversa idea e aspettativa di “felicità” convenzionale. E qui arriva il mio turno di fare un esempio buffo, per cui: ai matrimoni degli italiani bianchi arriva sempre il momento in cui qualcuno mette su Paper Planes, e tutti ballano sparando in aria con le dita.  (In America funziona meglio con le canzoni di Dr. Dre.) Non sto dicendo che questo sia becero razzismo, o appropriazione indebita della cultura altrui; sto dicendo che l’ho visto accadere, tre volte, e accadrà di nuovo. (E lo faccio anch’io. Posso dire nigga in pubblico! Posso fingere di sparare in aria e nessuno può darmi della fascista, anche se sto in mezzo alla gente! Viva gli sposi!) Altro esempio? Oggi Chuck Palahniuk sostiene che il successo commerciale di Fight Club fosse legato alla possibilità di inserire il romanzo nel filone “giovani maschi fanno cose pericolose”, sia da parte di chi comprava libri (e poi film) sia da parte di chi li raccontava nei media. Questo nonostante Fight Club fosse una satira, e stesse a suo modo anticipando gli eccessi dei gruppi MRA. Dal “siamo ancora uomini!” al sentirsi non necessari a nulla. Rimpiazzabili.

Non è la mia comunità. Ma voglio credere che ci sia sotto qualcosa di profondo e autentico, e che il disagio davanti alla propria trasparenza, reale o immaginata, possa essere affrontato.

Quello che manca a moltissimi uomini, oggi, è uno spazio sicuro; le discussioni sul cosa sia un Bravo Ragazzo tendono a premiare la rapidità e la furia, a proteggere il falso sé con enorme cura, a lasciare che emergano solo le parti urlanti. Le stesse che colonizzano YouTube scrivendo “BOOOOOBS” e “Obama è il Diavolo!” sotto ogni video.

A chi gli chiede se è preoccupato da questo livore, John Scalzi risponde: per ogni Ragazzo Bianco che lascia un commento feroce, ce ne possono essere duecento che stanno zitti e ci riflettono un po’. Ditemi voi se è possibile, nel 2012, affidarsi all’abbraccio della maggioranza silenziosa.