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Mappa renziana per il dopo Napolitano

Tre identikit: il candidato sconosciuto, quello navigato, quello di garanzia. Mappa e istruzioni per l'uso, alla ricerca del prossimo Presidente della Repubblica.

di Claudio Cerasa

A meno di sorprese clamorose il prossimo 31 dicembre, come ormai sanno anche i sassi, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lascerà intendere in forme più o meno esplicite che il suo mandato al Quirinale volge al termine e che nei primi mesi del 2015 sarà compito di questo Parlamento scegliere il nuovo capo dello Stato. Matteo Renzi tenterà in qualche modo di convincere Re George a rimanere almeno fino alla prossima primavera in tempo per poter celebrare l’Expo di Milano ma la decisione del Presidente della Repubblica sembra ormai presa (lo raccontano in privato anche gli amici del capo dello Stato) e non esiste ormai colloquio con un qualsiasi politico che graviti nel giro del governo che non si concluda con un classico: si vabbè, e poi c’è il Quirinale.

I meccanismi dell’elezione del successore di Napolitano saranno simili a quelli già osservati un anno e mezzo fa quando il segretario del Pd era Pier Luigi Bersani e quando l’allora gruppo dirigente democratico fece la stessa scelta che farà un domani il nuovo gruppo dirigente del Pd: concordare con il secondo gruppo parlamentare di questa legislatura (ieri Pdl, oggi Forza Italia) la scelta del nuovo Presidente della Repubblica. Allora andò come tutti sappiamo (candidati bruciati, ex presidenti del Consiglio segati, ex presidenti del Senato rottamati, eccetera eccetera) ed essendo il gruppo parlamentare di ieri lo stesso di quello che si ritrova a scegliere oggi il dopo Napolitano le sorprese non mancheranno.

Ma per provare a orientarci sul terreno minato del Quirinale è utile capire quali sono le tre categorie di politici sui quali Renzi punterà per scegliere il futuro capo dello Stato. Il pallino del gioco ovviamente è in mano al segretario del Pd (407 parlamentari) e oggi è nelle mani del segretario del Pd più di quanto non lo fosse un anno e mezzo fa per una ragione semplice. Il Pd di ieri non aveva ancora alleati al governo (li cercava, tra un colloquio e un altro con il touring club e il WWF) mentre oggi li ha. E sommando i voti che hanno Ncd (59 parlamentari), Scelta civica (33) e Grandi elettori (sono 58, sono quasi totalmente quadri dirigenti locali del centrosinistra) si arriva ben oltre la quota necessaria (505) per eleggere il Presidente della Repubblica dopo la terza votazione. Il ragionamento vale solo in linea teorica però, perché considerando che per ogni votazione di ogni presidente della Repubblica esistono in media 70-80 franchi tiratori, il governo dovrà necessariamente cercare i voti o del Movimento 5 stelle (143 parlamentari) o del gruppo di Forza Italia (130 parlamentari). Questo per quanto riguarda la premessa.

Il discorso sui possibili candidati, al netto del totonomi, si suddivide in tre grandi categorie. Modello numero uno: il candidato sconosciuto. Modello numero due: il candidato navigato. Modello numero tre: un nuovo Napolitano.

Il modello numero uno è la formula che Renzi preferirebbe: un volto non troppo conosciuto, non troppo di sinistra, possibilmente cattolico, che un altro comunista dopo Napolitano non è cosa giusta, possibilmente espressione pura del renzismo, possibilmente innocuo, possibilmente sindaco o ex sindaco o ex candidato alle primarie per un comune, possibilmente propenso a sciogliere le camere quando lo chiede Renzi, possibilmente già presente in questo governo, possibilmente disponibile a fare tutto quello che chiede Renzi. È il presidente funzionario ed è un presidente che Renzi può ottenere solo se le votazioni non andranno troppo per le lunghe e solo se il presidente funzionario costituisce una garanzia anche per gli altri partiti: Forza Italia, Ncd.

Il secondo modello è la formula di mediazione che scatterebbe nel momento stesso in cui Renzi dovesse scoprire che la sua forza in Parlamento è men ampia di quel che crede e nel momento in cui Renzi dovesse scoprire che il patto del Nazareno, per resistere, ha necessità di cedere a qualcuno di esterno un po’ di sovranità. Anche qui l’unica caratteristica necessaria sarebbe quella di essere cattolico, di essere gradito oltre che a Berlusconi e Alfano anche all’Anci (associazione nazionale dei sindaci) e la differenza con il primo candidato è che questo tipo di presidente risponderebbe meno a Renzi e più a qualche mondo distante dal segretario del Pd.

Sulla terza ipotesi, che si verrebbe a creare solo in condizioni disperate, dopo il fallimento di ogni mediazione, e persino dopo il fallimento dell’ipotesi numero quattro (scegliere il presidente non più con Forza Italia ed Ncd ma con Sel, 33 parlamentari, gli ex Grillini, 15 senatori, e il Movimento 5 stelle, 143 parlamentari), il candidato sarebbe l’opposto di quello che chiede Renzi, cioè un politico puro. In questo caso toccherebbe mediare non solo con le forze presenti in parlamento ma anche con quelle presenti all’esterno. Sarebbero una candidatura semi tecnica. Più di establishment. Più di garanzia. Modello Padoan. Modello Draghi.

La mappa renziana è questa. E il destino del prossimo presidente della Repubblica, in un certo modo, passa anche da qui.