Attualità

L’incoronazione di Romney

Paul Ryan, Clint Eastwood e Rubio. Per il candidato repubblicano è il giorno degli amici

di Andrea Marinelli

“Signor presidente, delegati, accetto la vostra nomination per la presidenza degli Stati Uniti”. Erano più di cinque anni che Mitt Romney sognava di pronunciare queste parole, da quando il 13 febbraio del 2007 si era candidato per la prima volta alle primarie repubblicane.
Contro John McCain, però, andò male. La sua corsa terminò esattamente un anno dopo, il 7 febbraio, nonostante avesse vinto undici primarie e ottenuto 280 delegati. Cinque anni più tardi Romney si ritrova sul palco della convention di Tampa a festeggiare la nomination abbracciato da una platea impaziente di cacciare Barack Obama dalla Casa Bianca. Il Tampa Bay Times Forum è gremito, il floor è saturo di delegati, giornalisti e fotografi. Romney è al centro, emozionato, eppure sorridente. È il discorso più importante della sua vita.
A introdurlo è stato Marco Rubio, giovane senatore democratico della Florida e figlio di esuli cubani. Considerato a lungonfra i favoriti per la vicepresidenza, le sue chance si erano però affievolite negli ultimi tempi. Avrebbe potuto essere lui sul palco al fianco di Romney, ma questo non lo turba. Parte a braccio, parla di Cuba, punta verso l’eccezionalismo americano. “Quello americano è un popolo benedetto, speciale”. Rubio attacca, afferma che Obama non è una cattiva persona. “È un bravo marito, un bravo padre, un bravo giocatore di golf, ma sicuramente un cattivo presidente”. Un attacco personale sarebbe stato un passo falso vista la popolarità di Obama, uno politico spiana invece la strada per l’ingresso di Romney.
Per l’ex governatore del Massachusetts è il giorno degli amici. Sul podio di Tampa si alternano alcuni vecchi amici mormoni, che hanno parlato dell’uomo di chiesa e hanno tentato di avvicinare il mormonismo agli elettori, poi è stato il turno di Thomas Stemberg, fondatore di Staples che ne ha lodato le qualità imprenditoriali, infine quello dei suoi ex collaboratori in Massachusetts, che hanno raccontato la sua abilità politica. I successi ottenuti con le Olimpiadi invernali di Salt Lake City del 2002 vengono toccati invece da un gruppo di olimpionici, mentre a svelare la vita privata del candidato repubblicano è un delicato collage di vecchi video e di foto di famiglia in bianco e nero.
Un ritratto completo, concluso dall’intervento a sorpresa di Clint Eastwood. L’attore attacca Obama, lo prende in giro parlando a uno sgabello vuoto, afferma che è arrivato il momento di cambiare guida. Dopo un inizio di convention lento, sfiancante nella sua ripetitività, Eastwood carica il pubblico, servendo a Rubio e Romney un clima infuocato.
Il candidato repubblicano entra sulle note di “Born Free”, la canzone di Kid Rock divenuta l’inno di questa campagna elettorale. Stringe la mano ai delegati dell’Indiana, del South Carolina, del New Jersey e dell’Arizona. Ripercorre la sua vita, il matrimonio con Ann, i cinque figli. Affronta, come accade di rado, la fede mormone, l’aiuto ricevuto dalla chiesa nei momenti di difficoltà. Parla alle donne, per conquistarne il voto. Promette un futuro brillante, un piano economico in cinque punti per creare dodici milioni di posti di lavoro in quattro anni, un piano basato sull’indipendenza energetica, sull’istruzione, sulla riduzione del debito pubblico, su nuovi accordi commerciali e sulle piccole e medie imprese.
Il pubblico è entusiasta, Romney chiude guardando al futuro, mentre cominciano a cadere dal soffitto i primi palloncini bianchi, rossi e blu. Arriva Paul Ryan, entrano le mogli Ann e Janna, poi figli e nipoti. Tutti abbracciati sul palco. È il momento di America the beautiful, cantata dal palasport intero. Le luci della convention repubblicana si abbassonoo. Dopo averla rincorsa in tutta America, Romney ha finalmente ottenuto la nomination per sfidare Obama a novemre.