Attualità

L’estasi del fuori onda

Da Scarlett Johansson a MJ, da TMZ al News Of The World. Il brivido dello scoop "rubato"

di Violetta Bellocchio

Una formula molto cara al portale TMZ.com è la frase «TMZ ha ottenuto…». Tra i più comuni oggetti del verbo «ottenere»: un video, un’immagine, una registrazione, la fotocopia di un documento. Tutte cose che loro non volevano mostrarci, e che per questo hanno un valore, sono belle, sono necessarie.

In passato le avremmo chiamate fughe di notizie, oggi le chiamiamo leak.

Il primo tipo di leak è quello più immediatamente riconoscibile come tale: una persona pubblica è colta in atteggiamenti privati. Sta facendo sesso, si sta fotografando nuda allo specchio del bagno, eccetera. Noi vediamo queste tracce perché qualcuno le ha rubate: le ha prese dall’iPhone del protagonista, dal suo computer o dalla scrivania di un legittimo destinatario. Senza scomodare uomini politici e celebri atleti che ritengono appropriato mandare autoscatti del proprio cazzo a donne sconosciute e poi tirano la croce addosso ai media, l’anno scorso è toccato a Scarlett Johansson , all’attrice Blake Lively (Gossip Girl) e a  Belen Rodriguez, mentre negli ultimi mesi abbiamo avuto Joan di Mad Men e la presentatrice Olivia Munn. (Ci si rivede, Olivia Munn.) Nel caso della diva Rihanna , i leak sono stati due: il primo nel 2009, con tanto di inquadratura vaginale, e lì la folla si voltò compatta verso l’ex compagno di lei, Chris Brown, e gli disse ma bravo, ti mancava giusto il revenge porn per ritirare l’attestato Filantropo dell’Anno; il secondo, nel 2011, conteneva foto ammiccanti ma non esplicite, e qualcuno pensò a un falso sgambetto organizzato con la complicità della cantante, per promuovere indirettamente il suo nuovo album. Se fingo che un’immagine sia rubata, sembrerà più autentica. (E se l’ho rubata davvero, pretendo che voi mi consideriate un genio e un gran figo. In Inghilterra l’ex popstar Kerry Katona fu sorpresa a tirare cocaina – nel bagno di casa propria. Le videocamere erano state nascoste lì da un emissario di News of the World. A volte penso che le intercettazioni fossero il minore dei loro mali.)

E’ il secondo tipo di leak quello su cui, oggi, si costruiscono gli imperi. Una persona celebre esce di casa e fa qualcosa di strano, di imprevisto. Un fotografo è pronto a cogliere tutto. Ma al limite basta un videofonino. La persona è in pubblico, no? E allora.

Dieci giorni dopo che il video KONY 2012 fa il botto online, dopo che Invisible Children diventa un’associazione nota al di fuori degli Stati Uniti, dopo le critiche a metodi e soluzioni e dopo che la folla si chiede chi rappresenti una minaccia maggiore tra un addestratore di bambini-soldato e un trio di ragazzi bianchi in pose da con lui ammazziam e con questo chiaviam, arriviamo al finale più logico per la storia: il co-fondatore della società Jason Russell si butta nudo per strada urlando «tu sei il Diavolo!». Lo sappiamo perché abbiamo due filmati della scena, girati uno dalla finestra di un palazzo vicino e uno da una macchina di passaggio. Entrambi sono lanciati da TMZ. (Che forse paga per il privilegio. Ci arrivo tra un attimo.) La campagna umanitaria stava già andando in vacca, ma ora la conversazione si sposta sull’uomo tutto nudo e lì ci resta. Cosa succede a Jason? Sarà drogato? Certo è ubriaco. Si sta anche masturbando! (Questo pare non fosse vero, ma intanto, vai col meme). Più tardi TMZ mette le mani su un terzo video, stavolta privato, che risalirebbe al 2010. Un altro pezzo grosso di Invisible Children, Jedidiah Jenkins, forse un po’ brillo, se la ghigna davanti a una webcam e dice «ci hanno dato un milione di dollari, adesso noi ce lo teniamo, ah ah ah».

Per chi voleva giocare a Topolino Giornalista, qui, certe informazioni erano facili da trovare, bastava cercarle, ed erano state offerte dai protagonisti. Sul sito ufficiale di Invisible Children, ad esempio, Russell dichiarava di volere dalla moglie Danica «altri nove figli», in aggiunta al marmocchio apparso in KONY 2012 come pubblico ideale per un Amico Spiegazione. Che Russell fosse un fervente cristiano evangelico, e che predicasse la liceità di molti mezzi pur di ramazzare adepti, l’aveva detto lui durante un’intervista alla Liberty University , un college della Virginia fondato dallo stesso predicatore che tuonava, «i Teletubbies sono gay!!!». Lo stesso. Jason Russell e Jedidiah Jenkins non erano ancora “celebrità”, in senso antico: erano persone semi-pubbliche in quel momento. Persone che potevano finire su TMZ, durante il mese di Marzo 2012.

Oltre a una manciata di dipendenti, cioé i redattori che impacchettano le notizie e i tecnici informatici che supervisionano il tutto, TMZ punta sul protagonismo del pubblico. Ci incoraggia a mandare segnalazioni, in cambio di un tip fee. “Un gettone” a chiunque arrivi con “una dritta”. Di quanti soldi stiamo parlando? Mah. Quando c’era da ottenere la prova su nastro che O.J. Simpson era in combutta con un gruppo di rapinatori, anno 2007, sappiamo che sono stati pagati 165.000 dollari. Forse è stata una cifra simile che ha prodotto il titolo “Michael Jackson è morto” con mezz’ora d’anticipo sul comunicato ufficiale, forse è bastato meno: si poteva contare – ed è stato ammesso – su un uomo di fiducia in quel ramo di pronto soccorso. (In ogni ramo di pronto soccorso, almeno a Los Angeles? Forse?) Ma il grosso delle notizie pubblicate da TMZ non prevede pistole o cadaveri in campo. Tra i suoi più grandi successi, fino a oggi, trovate «Christian Bale si arrabbia», «Alec Baldwin insulta la figlia», «Mel Gibson arrestato ubriaco». (Scovate l’intruso.)

Soltanto parte di questo materiale arriva da un giro di stringer abituali, foto-inviati che si muovono in autonomia; il resto arriva da una massa di curiosi, dilettanti, gente al posto giusto nel momento giusto. Sono loro, la vera spina dorsale di TMZ. Creano servizi quali Ryan Gosling dice: alla gnocca corrispondono obblighi, cose che fanno un po’ meno rumore, ma contribuiscono a generare mezzo milione di click al giorno. Qualcuno spera di passare ai professionisti, allora comincia a seguire una faccia famosa, tanto per prendere confidenza col mestiere, e gli va bene se gli arrivano 5 dollari. Altri passano i loro video a TMZ con lo stesso spirito con cui li caricherebbero su YouTube, o li mostrerebbero agli amici.

(Va detto, la BBC che chiede agli spettatori di mandare le loro foto di Londra sotto la neve non è più pulita, in questo. Mi dicono che il Corriere della Sera pagava 100 euro per “la foto del giorno”, scegliendola in un ventaglio di proposte d’agenzia; ora ne pesca una – gratis – tra quelle spedite dai lettori. Scegliete voi se consolarvi con un «tutto il mondo annaspa nello stesso fango» o proseguire la lettura con la CNN che licenzia 50 professionisti.)

L’effetto complessivo è la trasformazione dell’ «attualità» in un barile dove tutto è materiale ugualmente notiziabile, purché sia sgranato, fuori fuoco, ripreso da un videofonino. La stessa estasi del fuori onda su cui prima Blob e poi Striscia la notizia hanno impostato anni di programmazione, dove l’assenza di qualsiasi filo conduttore tra segmenti diventa un metodo. In Italia il primo a usarlo in maniera sistematica fu Studio Aperto, negli anni d’oro del team Giordano/Brachino, dove (stando alla tradizione orale) si rifaceva la scaletta al volo appena partiva la pubblicità sugli altri canali, per catturare gli spettatori mid-zapping con servizi “leggeri”, provocanti. E fu così che le tette di Martina Colombari arrivarono subito dopo le mine antiuomo in Afghanistan. E viceversa.