Attualità

La seconda venuta di Matthew McConaughey

Ascesa, declino e strepitoso ritorno di un volto molto noto che ultimamente imperversa ovunque: al cinema con Dallas Buyers Club, in tv con una serie Hbo. Ecco come ce l'ha fatta.

di Federico Bernocchi

Da tre settimane a questa parte i vostri amici hanno postato su Facebook principalmente le tre seguenti cose. Primo: si sono iscritti a un gruppo di quelli tra il nostalgico e l’amareggiante che risponde al nome di Hai Studiato a Bologna Se… Fondamentalmente continuano a scrivere cose assolutamente incomprensibili ai più, come: “Hai studiato a Bologna se andavi alle sei del mattino dopo il Ca’De a mangiare al Mi Furner”, che in realtà suonano tutte come: “Formidabili quegli anni!”. Scusateli. Sanno quello che fanno ma stanno anche cercando di smettere.

Secondo: hanno postato l’esibizione di Pharrell Williams + il cappello di Pharrell Williams + Neil Rodgers + Stevie Wonder + Daft Punk mentre suonano “Get Lucky” agli ultimi Grammy Award. Prima i vostri amici hanno decretato che era “la cosa più bella mai vista EVER”. Poi hanno ritrattato, dicendo che Stevie Wonder non era in gran forma, ed infine si sono assestati su un “hai visto però come ballava Yoko Ono?”.

Terzo: i vostri amici postano foto di scena, canzoni, stills, la sigla della nuova serie della Hbo, True Detective. Parliamo di una serie straordinaria sotto molto punti di vista, che ha attirato la nostra attenzione specialmente per un elemento che andremo a svelare tra poco. Andiamo con ordine: True Detective si svolge tra la Louisiana e il Texas, ma su due piani temporali differenti. Da una parte c’è il passato – il 1995 – in cui ci sono due detective che indagano sull’assassino di una ragazza per mano di un probabile serial killer fanatico religioso. Dall’altra c’è il presente – il 2012 – in cui gli stessi due detective, evidentemente usciti entrambi devastati da quell’indagine – si trovano costretti a raccontare a due altri agenti di polizia tutta la loro storia. Lo show è stato scritto dal giallista, sceneggiatore, produttore televisivo e professore universitario Nic Pizzolatto ed è tutta diretta da Cary Fukunaga, già dietro la macchina da presa per la versione cinematografica di Jane Eyre con Michael Fassbender e Mia Wasikowska. Ma l’aspetto più interessante di True Detective risiede nel cast. I due protagonisti (e produttori esecutivi) della serie sono Woody Harrelson e Matthew McConaughey. Tralasciamo la controparte femminile – la bellissima Michelle Monaghan e la curvosissima Alexandra Daddario – e diamo per scontato il fascino di un grande come Harrelson, cui vogliamo molto bene sin dai tempi di Chi Non Salta Bianco È. L’aspetto che ci preme sottolineare di questa serie è come il mondo intero sembra essersi accorto della bravura di Matthew McConaughey.

Dallas Buyers Club è un film molto bello che, a differenza dal trailer italiano, incredibilmente fuorviante e che sembra strizzare l’occhio a una commedia in stile Prova A Prendermi, racconta una battaglia di giustizia

Perché il punto fondamentalmente è questo: nessuno teneva in considerazione Matthew McConaughey fino a qualche anno fa. Anzi, non è vero. Tutti lo conoscevano, ma lo consideravano un belloccio buono solo per le rom-com in compagnia della Jennifer Lopez di turno. Oggi invece è tra gli attori più ammirati e chiacchierati tra quelli in attività. Domani, giovedì 30 gennaio, uscirà finalmente nelle nostre sale Dallas Buyers Club, ultima fatica di Jean-Marc Vallée, regista canadese che forse qualcuno di voi ricorda per il dolce C.R.A.Z.Y., storia di formazione gay passata a Venezia nel lontano 2005. Questa volta Vallée racconta la vera storia di Ron Woodroof, elettricista e cowboy dei rodeo con i tori nel Texas della metà degli anni Ottanta. Woodroof era un tossico alcolizzato, omofobo e con una vita sessuale assolutamente esagerata. Dopo un controllo medico scopre però di aver contratto il virus dell’HIV. I dottori gli danno un mese di vita e lo sottopongono a una cura con l’Azt, farmaco all’epoca in fase di test e in attesa di approvazione della Fda, la Food and Drug Administration. Woodroof scopre che il farmaco ha su di lui effetti devastanti e decide di scoprire cure alternative recandosi in Messico. Qui la sua situazione migliore, per cui importa clandestinamente questi nuovi farmaci e li vende ad altri malati di Aids in barba alla Fda, che ovviamente fa di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. Dallas Buyers Club è un film molto bello che, a differenza dal trailer italiano, incredibilmente fuorviante e che sembra strizzare l’occhio a una commedia in stile Prova a prendermi, racconta una battaglia di giustizia. Woodroof, da solo, ha ingaggiato una lotta contro il Governo statunitense ed è riuscito a diventare un punto di riferimento per tutti coloro che in quegli anni tentavano di trovare il modo di curarsi da un virus e una malattia ancora in larga parte sconosciuti.

Dallas Buyers Club è stato uno dei titoli forti di quest’ultima stagione cinematografica e sta facendo incetta di premi in giro per il mondo. Particolarmente lanciati sono Jared Leto, attore e cantante dei 30 Second To Mars, qui nelle vesti di Rayon, un travestito socio d’affari di Woodroof e proprio lui, Matthew McConaughey, protagonista assoluto della pellicola. I due hanno vinto entrambi il Golden Globe nelle rispettive categorie e sono ovviamente candidati anche agli Oscar. McConaughey nel film ha fatto un lavoro pazzesco sul suo aspetto, dimagrendo fino a dei livelli preoccupanti (e ricordando quasi una versione anoressica di John Carpenter negli anni Settanta), ma soprattutto è bravo. Risulta inizialmente credibile come razzista e disgustoso redneck interessato alle corse dei tori, al sesso facile e a tutte le droghe del mondo. Successivamente riesce a commuoverci quando scopre la sua malattia ed infine ci coinvolge nella sua battaglia legale contro un ingiusto e miope sistema medico governativo. Una parte complessa ed estremamente sfaccettata, che è solo la punta di un iceberg ormai piuttosto gigantesco.

A inizio secolo il suo nome, per la maggior parte del pubblico, è mentalmente associato alle sue campagne pubblicitarie o alle relazioni che intrattiene con attrici belle e famose

Dopo qualche piccola apparizione tra televisione e cinema, McConaughey esordisce nel 1993 con una piccola ma memorabile parte in Dazed & Confused – La vita è un sogno di Richard Linklater. Qui, in questa sorta di aggiornamento indie di American Graffiti, l’attore texano interpreta Wooderson, un uomo che non riesce ad abbandonare la giovinezza. Una parte decisamente triste (famosa la sua frase: «That’s what i love about these high school girls: i get older, they stay the same age») in un film molto amaro, spacciato all’epoca come una commediola. McConaughey fa poco, ma è una di quelle parti che rimangono impresse nella memoria. Nel 1996 ha un’altra piccola parte in un titolo quasi dimenticato che è Lone Star – Stella Solitaria, nome sia degli sceriffi della parte Sud degli Stati Uniti sia della più famosa birra del Texas. Circondato da giganti come Kris Kristofferson o Chris Cooper, il ben più giovane attore non sfigura assolutamente. Nei due, tre anni successivi diventa un volto più che riconoscibile per tutto il pubblico, grazie a pellicole come Il Momento di UccidereContact Amistad. Matthew McConaughey è sempre bravissimo, ma stenta a trovare una parte da protagonista e comincia ad apparire chiaro che viene solitamente scelto per la sua indubbia bellezza. A inizio secolo il suo nome, per la maggior parte del pubblico, è mentalmente associato alle sue campagne pubblicitarie o alle relazioni che intrattiene con attrici belle e famose. Ma nel 2001 dà ancora prova di essere un grande attore in un piccolo film intitolato Frailty, a cavallo tra thriller e horror, diretto dall’amico e attore Bill Paxton. Il titolo in questione sembra essere uscito dalla penna di Stephen King e da l’opportunità a McConaughey di fare quello che gli riesce meglio: il contadino texano psicopatico. L’anno successivo è la volta de Il Regno del Fuoco, film diretto dal producer di X-Files Rob Bowman. Un curioso titolo di fantascienza distopica che ambienta nell’Inghilterra del futuro una dura lotta tra Uomini e Draghi. Il protagonista è Christian Bale ma al suo fianco compare anche McConaughey rasato a zero, con la bara lunga e lo sguardo da pazzo assassino. Il film incassa piuttosto bene ma grossa parte della critica lo bolla come un mediocre B-Movie. In più, gli viene cancellato un passaggio televisivo importante in prima serata il 7 luglio del 2005. La ABC infatti, a causa degli attentati terroristici a Londra, gli preferisce la commedia stupidina Big Fat Liar. A questo punto McConaughey non sa più che fare. E sceglie di rassegnarsi.

Nel 2011 McConaughey dà un secco e deciso colpo di reni alla sua carriera. Da allora l’attore sembra impossibilitato a sbagliare un ruolo

Dal 2003 in avanti l’attore si dedica alla commedia romantica americana. Lo troviamo per esempio al fianco di Kate Hudson in Come Farsi Lasciare in 10 Giorni, insieme a Penelope Cruz nell’insopportabile Sahara, con Sarah Jessica Parker nell’incomprensibile A Casa Con I Suoi, in compagnia di Jennifer Garner ne La Rivolta delle Ex. McConaughey diventa in poco tempo uno dei volti più rassicuranti di un genere che, soprattutto in quel periodo storico, ha poco se non pochissimo da dire. L’attore diventa per molti il simbolo di film più o meno tutti uguali che, se è vero che negli Stati Uniti hanno un loro grande pubblico, da noi sono destinati a finire in DVD a 4,90 euro nel cestone delle offerte nei grandi magazzini. Ma non è ancora finita. Nel 2011 McConaughey dà un secco e deciso colpo di reni alla sua carriera. Si riparte proprio con Linklater, regista che l’aveva scelto quasi 20 anni prima per il già citato Dazed & Confused, che lo richiamo a sé per interpretare un detective texano più scaltro che bello nel divertente Bernie. Da allora l’attore sembra impossibilitato a sbagliare un ruolo; il film successivo è l’incredibile Killer Joe di William Friedkin, che se avete visto non potete non ricordare. C’è poi la parte del coach di baseball Roy McDaniel in Eastbound & Down, serie Hbo di cui abbiamo parlato anche qui più volte, il bellissimo personaggio di Mud nell’omonimo film del talento Jeff Nichols e lo spogliarellista Dallas,  anziano e saggio, in Magic Mike di Steven Soderbergh. L’abbiamo visto solo la settimana scorsa in cinque incredibili minuti in The Wolf of Wall Street e da domani lo ritroveremo sullo schermo in Dallas Buyers Club. (Ok, in questa lista ho volutamente ignorato The Paperboy, ma parliamo di un film di Lee Daniels con Zac Efron, Nicole Kidman e John Cuask. Non è certo colpa di McConaughey se il film non è il massimo della vita. E comunque lui è al solito bravissimo). Grazie a quest’incredibile serie di titoli e d’interpretazioni, l’attore è riuscito a smarcarsi dal ruolo del belloccio da commedia romantica ed è, come dicevamo in apertura, tra i più ammirati in attività. Il rischio a questo punto è che ci si approfitti di questo momento d’oro e lo si incaselli in una serie di ruoli che tra poco potrebbero rischiare di andargli stretti. McConaunaghey ormai è destinato a fare quel suo irresistibile accento texano, fumare ininterrottamente e prestarsi ad almeno un pezzo di bravura a film. Niente di male, ci mancherebbe altro. Ma si rischiano cose come il ritorno del suo Wooderson (ancora: il personaggio di Dazed & Confused) che si presta ad essere protagonista del video musicale di Synthesizers di Butch Walker And The Black Widows. Non è solo la canzone ad essere brutta, ma è proprio l’operazione in sé a non essere delle più riuscite.

 

Immagine: una scena di True Detective, nuova serie Hbo con Matthew McConaughey