Attualità

Chi è Katie Holmes?

Diva adolescente, mantenuta di lusso, e ora madre eroica. Evoluzione di un'icona sottotono

di Violetta Bellocchio

La ragazza della porta accanto è il ruolo più micidiale che si possa chiedere o pretendere di interpretare. È una reginetta di bellezza, ma deve risultare “approcciabile” e “simpatica”. Dev’essere intoccabile, ma alla portata di molti. Solare. E straordinaria, in termini di aspetto fisico, ma venduta a noi come “naturale”, per meglio servire un’idea di “fascino acqua e sapone” frutto di estrema cura artificiale. Come la protagonista di Miss Wyoming. Non è detto che lei incontri il principe azzurro, però, se lui arriva, è il classico tipo che un po’ soffrendo e un po’ pregando è arrivato a meritarsela.

E ora, rivediamo la faccia stravolta di Katie Holmes mentre guarda fuori dalla finestra del castello di Bracciano, dove sta per prendere parte a un matrimonio di Barbie e a una vita che si annuncia interminabile.

Sono costretta da ovvi obblighi morali a ricordarvi che siamo bravi tutti a pescare l’unica smorfia infelice in un bouquet di centinaia di scatti realizzati in pochi secondi grazie agli otturatori superveloci. Ma la faccia stravolta di Katie Holmes è l’unica cosa che tutti ricordano di un matrimonio durato cinque anni. (La mia amica Diana la definisce “una pubblicità contro l’abbandono dei cani”.) E il fatto che questa ragazza della porta accanto avesse sposato Tom Cruise è l’unica cosa che fino a due settimane fa tutti ricordavano di lei.

Nei 12 giorni che hanno separato le due notizie, la richiesta di divorzio e il raggiungimento di un accordo, Ms. Katie è stata preventivamente proclamata «quella che può far saltare per aria Scientology». Per un anno della sua vita e dieci della nostra, Rihanna è stata “il volto” delle donne picchiate; adesso, con una rottura che concede, in apparenza, molto a lei e meno a lui, Katie Holmes è diventata “il volto” delle ex mogli esasperate, e pure delle traditrici a fin di bene. E gli esperti commentano: «deve sapere roba grossa, per aver chiuso la trattativa così presto»; «in cambio del silenzio ha ottenuto la libertà, per sé e soprattutto per la bambina.»

Facciamo un passo indietro.

Mentre la collega Michelle Williams portava in tribunale i genitori per ottenere il diritto a lavorare con i ritmi di un’adulta e tenersi lei i soldi, e diventava, in TV e non, “il volto” delle ragazzine emancipate (ma sofferenti), Katie Holmes era ancora la bambina di casa. La prediletta di babbo avvocato e mamma casalinga, l’ultima arrivata in una ricca famiglia di provincia, calata a 19 anni nella parte della ragazzina “buona” in una soap opera per adolescenti, Dawson’s Creek. Non si è ancora staccata di dosso la cosa del «siamo tutti cresciuti con te», che la fa sembrare una neo-patentata e una vecchia in un colpo solo, ma non è il problema maggiore. Professionalmente, per lei, accettare il ruolo della ragazza della porta accanto ha significato un’involuzione recitativa folgorante. Provate, se avete tempo, a guardare un episodio a stagione di quella serie: vedrete sotto i vostri occhi Katie Holmes passare da però, niente male a cagna maledetta. In questo, il suo arco è 100% Miss Wyoming; l’inesperienza rendeva Susan Colgate un’attrice “spontanea”, e via via la irrigidiva in una maschera di non-talento, buona solo per frettolose nozze di copertura.

Anche qui, in effetti, il matrimonio ha risolto alcuni problemi. Fuori Katie, l’Ex Diva Adolescente Con Qualche Problema di Staying Power, ma Come Tante, Nulla di Eccessivo; entra Katie, la Moglie. Anzi, due mogli. Certe persone in Katie Uno vedevano, se non una cortigiana felice, una mantenuta furba, che si lasciava mettere l’anello al dito per desiderio di potere oltre che di denaro (secondo voci mai provate da nulla, avrebbe avuto una paghetta di 125.000 dollari al mese solo per comprarsi i vestiti). Altri preferivano chiedersi cosa stesse accadendo a Katie Due: la moglie-bambola succube del suo uomo, forse depressa, forse plagiata, in fondo un po’ tonta come tutte le attrici.

Queste due Katie sono state distrutte dal ruolo che lei ha scelto al momento del divorzio: la madre eroica, pronta a sacrifici inimmaginabili pur di garantire alla sua bella bimba un futuro libero dalle imposizioni educative e religiose di Scientology. Se fosse vera, sarebbe una richiesta assolutamente normale da parte di un genitore. E invece qui è passata la linea Mai senza mia figlia: ora anche per Playstation 3. (Perché l’importante è proteggere i minori? Perché la vita della bambina conta più di quella della madre?) Non importa: lei, così, ha subito tirato il pubblico dalla sua. Il discorso generale si è diviso in «hai capito la ragazzetta? Non credevo che avesse questa grinta…» e «brava Katie, hai fatto bene a piantare quel coglione.» Ma non basta. Alcuni articoli, citando generiche “fonti vicine a…”, ci dicono che la signora Holmes avrebbe pianificato la propria fuga dal marito con accuratezza implacabile, riattivando per gradi i rapporti di amicizia interrotti durante il matrimonio, predisponendo una rete di nuovi cellulari e portatili, e nuove guardie del corpo pagate solo da lei. Tutto cambiato in un giorno, creando dieci strati di distanza tra sé e il giro Cruise. Pur di non restare con lui si sarebbe bruciata le impronte digitali. Katie, la spia.

Questo per un matrimonio durato cinque anni, alla cui autenticità non ha mai creduto nessuno. E’ cominciato con le analisi della faccia stravolta di Katie Holmes al di là di una finestra chiusa, finisce con i confronti fotografici del genere «scopri anche tu il momento esatto in cui lei s’è accorta di aver sposato un demente». Ma è il divorzio che rende tutto reale. Ora ci viene chiesto di considerare “una sciocca leggenda metropolitana” qualcosa che fino a ieri veniva data per vera da chiunque, il casting delle mogli, per cui il Cruise, con la scusa di un ruolo in Mission: Impossible III, si sarebbe fatto organizzare cinque/sei incontri con altrettante giovani attrici, così da testare la loro disponibilità a sistemarsi e farsi una famiglia. (Come Divorzio all’italiana senza lo spargimento di sangue? Si può dire?) Se fosse vero, avrebbe vinto Katie. Bruna, graziosa, cattolica. Timida. Una che non rischiava di metterlo in ombra nemmeno se ci avesse provato. La ragazza della porta accanto, dopo stagioni di pianti sul piccolo schermo, stava coronando il suo sogno d’amore infantile; perché lei da piccola sognava di sposare Tom Cruise. Uno che avrebbe potuto generarla personalmente, dall’alto dei suoi 17 anni in più. Ma chi sta a guardare.

E passiamo a Scientology.

Nonostante il numero enorme di articoli, libri, approfondimenti prodotti al mondo, la maggioranza degli over-34 Scientology non sa cosa sia. O meglio: ne conosce solo alcune note buffe, di colore, abbastanza da poter dire «mah, roba da celebrità», oppure «tutte le religioni hanno i loro lati folli»; manco fosse il Tae Bo della fede. Per chi volesse cominciare a farsi un’opinione c’è Inside Scientology, il reportage pubblicato da Rolling Stone nel 2006. Lasciamo stare le teorie pericolose (come quella per cui tutte le malattie hanno origine mentale, anche l’influenza) e le accuse di maltrattamenti, e saltiamo al loro mito di fondazione, che intreccia i destini di uomini, alieni e crudeli dominatori galattici, reso accessibile agli adepti solo dopo sufficiente purificazione pagata. Secondo questo schema, Tom Cruise avrebbe raggiunto via via un livello di illuminazione elevatissimo – OT VII – e sarebbe quindi forse già in grado di «spostare oggetti con la forza del pensiero, entrare e uscire dal suo corpo a piacere, comunicare in via telepatica con persone e animali, controllarne il comportamento».

Se vogliamo attaccarci a un principio di realtà, in Katie Holmes dobbiamo vedere soltanto l’ex compagna di un uomo ricco. Se ci aggiungiamo la fede, abbiamo una trentenne che ha scelto di consolidare il proprio “ritorno alla normalità” portando la bambina a mangiare il gelato dopo cena, e facendosi fotografare mentre andava nello stesso supermercato Whole Foods dove io stavo mezz’ora a fissare il vassoio dei brownie vegani come fosse un crocifisso in lacrime. (Era un periodo.) Una dea silenziosa, che a volte sorride, un po’, dopo cinque anni di moglie-bambola muta anche durante il parto.

Queste, per me, sono le vere perversioni di massa. L’anno che impone a noi signore di abbracciare il masochismo, e ce lo vende come l’ultima frontiera dell’auto-determinazione sessuale, ci chiede anche di celebrare come una guerrigliera femminista una tipa che si chiama fuori da un matrimonio forse intercalato ogni giorno dalla frase «il mio guru ha detto che». (Grazie, la seconda la prendo. Ecco il mio assegno.) Ma queste perversioni funzionano, perché rendono possibile credere a tutto: proiettare quello che siamo noi, o che pensiamo di essere, su un muro lasciato bianco. Credere a Katie Holmes come a una ragazza ingenua, a una furbona che sapeva bene in cosa si stava infilando, a una madre coraggiosa e a una plagiata che ha trovato la forza di ribellarsi. Una bellissima bambina.