Attualità

Kate e le altre

Dalle foto rubate della Middleton ai suoi bizzarri parenti. Quando il tipo femminile borghese viene per forza raccontato come fonte di imbarazzo.

di Violetta Bellocchio

Era il 1971, e la signora Jacqueline vedova Kennedy, nata Bouvier, allora coniugata Onassis venne fotografata mentre era nuda. Stava su una spiaggia dell’isola privata di Skorpios, un’isola che apparteneva al marito. Un posto dove una donna ragionevolmente credeva di essere a casa sua e di poter fare quello che voleva. Il risultato fu Jackie Kennedy nuda.

Qui potremmo sistemare un primo sparti-traffico in materia di pubblico: guardando Jackie Kennedy nuda, pensate «ecco l’ex First Lady che ha ridefinito lo stile del secolo scorso!» oppure pensate «ecco la donna a cui schizzò addosso il cervello di JFK» ?  In tutti i modi, le immagini erano il prodotto di un fotografo italiano, Settimio Garritano, che si era fatto amico un residente dell’isola e aveva poi scattato col tele-obiettivo da una barchetta ormeggiata vicino a quella spiaggia. Ma pare che la caccia fosse stata aperta per 15 mesi, e che molti paparazzi avessero girato intorno a Skorpios, con ogni mezzo a loro disposizione, pur di beccare Jackie in un momento di non completo controllo.

Facendo due conti, oggi sono quarant’anni che donne in una posizione privilegiata non sono protette quanto credono: il potere che hanno raggiunto, per matrimonio e status individuale,  non le mette al riparo da niente.

E questo ci porta alle tette di Catherine, Duchessa di Cambridge, moglie del principe William d’Inghilterra. Una donna nota soltanto col nome da ragazza, Kate Middleton. No, nemmeno. Una donna nota solo e soltanto come “la commoner Kate Middleton”. Dove “commoner” sta per “persona nata al di fuori della nobiltà”. Sposare un futuro re non ha eliminato la precisazione: di lei si parla sempre come della moglie borghese, e la cosa viene raccontata come un clamoroso passo avanti e un atto di coraggio civico inaudito, da parte di una testa coronata. Quando sappiamo che il tono con cui vengono pronunciate certe frasi è lo stesso con cui la famigerata voce fuori campo Commessa Bianca Arrogante giudica le acrobazie di questo o quel gruppo sociale svantaggiato (poveriiiine), e il termine “commoner” viene usato con la stessa enfasi del sostantivo “mezzosangue” nel mondo di Harry Potter. (Oppure: con lo stesso piacere fisico con cui un entusiasta della supremazia ariana direbbe a voce alta “meticcio” durante un raduno a base di torce e forconi.)

La saga matrimoniale in questione è stata seguita e in un certo senso preparata durante i sette, interminabili anni della frequentazione tra William e Kate ancora non sigillata dal vincolo coniugale: se volete un riepilogo, prendersi, lasciarsi, fidanzamento, anello, Westminster, abito bianco ; se volete di più, la giornalista Emma Garman ha fatto del proprio meglio per spiegare come una donna giovane, bella e ricca, con alle spalle una famiglia ambiziosa, ci è stata venduta come “la grande sorpresa della gara”. Ma le foto sconvenienti sono l’ultimo passaggio nella vera narrazione destinata alla sposa: l’imbarazzo.

Il primissimo passo potevano essere le foto scattate a Kate che usciva da un’automobile a gambe non perfettamente serrate, pochi giorni dopo la prima copertina dedicata a lei con il titolone “Wills ha trovato la ragazza!”. La radice, se volete, la potete trovare nel filone della cringe comedy, dove si ride sempre a denti strettissimi, e l’emozione chiave è l’imbarazzo provato dallo spettatore davanti a chi si butta in una situazione senza saperla leggere, quindi dice e fa cose molto sconvenienti (l’esempio classico è  The Office), oppure l’imbarazzo appartiene al personaggio stesso, sempre fuori posto, umiliato in cose anche banali (ecco un esempio tratto dalla miniserie Lost in Austen). La SGUATTERA Kate Middleton quindi vive e respira per generare imbarazzo alla Famiglia Reale, prima che a se stessa; siamo indotti a credere che la sua presenza all’interno di quella famiglia sia sempre ultra-precaria e appesa a un filo, ad onta del matrimonio di Barbie Principessa e della storia d’amore epica che sconfigge le avversità. (Se vi state guardando intorno sussurrando «quali avversità?», questa è la mia mano. Potete stringerla, con giudizio.)

Se la storyline tracciata per la sposa mezzosangue è quella, una fonte inesauribile di occhi alzati al cielo e «oh, non è terribile?» sono i parenti del ramo Middleton, tutti commoner pure loro, quindi soltanto un mezzo gradino sopra la madre di Claudio Amendola in “Amarsi un po’” – sentite, su YouTube non la trovo, ma è quella di cui il padre dice «a signò, mi moje sa li cazzi de tutta Europa» : c’è  la madre Carole, ex assistente di volo diventata miliardaria grazie a un’impresa messa su col primo (e unico) marito, e la sorella minore Pippa, il cui quoziente imbarazzo, se non ho frainteso, sarebbe nato dal fatto di avere un bel culo. (No, non del genere che riscuote plausi solo presso gruppi molto selezionati.) I tabloid si sono bruciati subito la miniera d’oro, lo zio Gary Goldsmith, domiciliato a Ibiza e sempre pronto a vantarsi del proprio saper organizzare festicciole con donne pagate, quindi una versione sovraccarica e accelerata di un personaggio familiare a molti, lo zio pirla. E se i legami di sangue veri non sono sufficienti, l’imbarazzo viene estratto da qualsiasi residuo di DNA: come la ventunenne Katrina Darling, “la cugina spogliarellista di Kate”. Che da qualche mese ci viene spacciata per parente stretta, quando è una cugina di terzo/quarto grado, non ha mai incontrato i Middleton ed è lei la prima a dirlo. E ancora: ci viene spacciata per “spogliarellista”, quando è una ballerina specializzata in burlesque, che non è la stessa cosa. (No, non intendo aprire una discussione sulle differenze tra fare una lap dance e togliersi qualche pezzo di un abito preparato apposta; sì, è molto divertente che Katrina Darling abbia ottenuto la copertina di Playboy, e che ora porti in giro per il mondo un numero di burlesque intitolato God Save The Queen.) Secondo questo principio, quindi, Kate Middleton : la cugina zoccolona = Will Smith : il cugino Carlton. L’importante è che la SGUATTERA sia messa in cattiva luce dal comportamento di qualcun altro, se proprio non riesce a sbrodolarsi con il couscous lei in prima battuta.

E’ molto grottesco. Non è un caso isolato.

I media inglesi – oppure: i freelance che vendono ai media inglesi – non operano distinzioni tra celebrità di serie A e serie D, se si tratta di portare a casa qualche “immagine non autorizzata“, al di là delle modalità con cui è stata ottenuta. Per dire: ai tempi d’oro di News of the World, quando non clonavano i cellulari di madri di bambine morte, parenti di vittime di attentati eccetera, gli incaricati del settimanale avevano seminato micro-camere nascoste nell’appartamento dove viveva il volto da reality show Kerry Katona, pubblicando poi le immagini di lei che tirava cocaina nel cesso di casa sua, dicendo che erano arrivate al giornale tramite “fonti esclusive”, e proclamando Katona “la madre peggiore del paese”. La storyline prevista per la protagonista era quella del disastro ambulante, una risposta inglese a Britney Spears nel suo periodo di massima caduta libera, perciò casinista, vociante, incapace di stare dietro alle piccole cose, segnata da un comportamento eccessivo. (Non ha aiutato che Katona fosse protagonista di numerosi special TV dove il taglio era sempre quello).

E ancora: Cheryl Cole, nata Cheryl Tweedy, cantante pop e bella donna tra le più cronicamente fotografate del Regno, ha stampata in fronte la storyline della sfiga, un piccolo, adorabile meccanismo reazionario anche noto come «le dive sono gnocche ma infelici», o «la bellezza fisica può aiutare ma non dà mai la felicità». (In ordine sparso: Cheryl è nata POVERA, ha sposato un calciatore – il terzino del Chelsea Ashley Cole – che l’ha tradita a ripetizione nonostante la straripante avvenenza di lei, è stata chiamata come giudice a X Factor USA ma poi l’hanno spedita a casa perché il suo accento inglese era troppo marcato, è andata in Africa e s’è presa la malaria . Più di così c’è solo la morte per acqua.)

La Borghese Kate Middleton non poteva essere raccontata come un disastro ambulante, perché, nonostante la sua vita pre-William sia stata passata al setaccio, non sono saltati fuori né droga né gravidanze segrete; non poteva essere raccontata attraverso il mirino della sfortuna, perché quella era stata la caratteristica forzata addosso alla principessa Diana, parlandone da viva. Quindi restava solo l’imbarazzo, tra i destini manifesti del personaggio, lì dentro. A meno che il suo non essere ANCORA rimasta incinta dopo un anno scarso di matrimonio non vada interpretato come un precoce abbozzo di sterilità, allora si riapriranno le porte di Soraya, la Principessa Triste, si speculerà sulla consistenza dei suoi ovuli, si faranno nuovi dibattiti sullamatrilinearità, i bookmaker accetteranno scommesse sulla possibilità di un Reale Ripudio, e saremo tutti un pochino più squallidi. E ce ne vuole.