Attualità

Kanye e Taylor Swift, il verdetto

Analisi legale e sentimentale della faida tra celebrities più discussa del momento. Non sarà che Taylor Swift è odiata perché naturalmente perfetta?

di Ester Viola

Kanye West Taylor Swift

Premessa

Questa è una storia né triste né allegra, è una storia moderna di social network e competizione.
I fatti ripuliti in successione come li pretenderebbe un giudice sono i seguenti:
1) È febbraio 2016, esce una nuova canzone di Kanye West dal titolo “Famous”. Il testo include questa frase su Taylor Swift: «I feel like me and Taylor might still have sex. Why? I made that bitch famous».

2) Il portavoce di Taylor Swift dichiara che sono versi non appropriati. L’interessata (Taylor) aveva già diffidato Kanye dalla pubblicazione.

3) Kanye West interviene assicurando che Taylor Swift aveva dato consenso telefonico, intendendo come presupposto: all’intera canzone.

4) Taylor Swift non nega che ci sia stata una telefonata, ma relativa ad altre richieste.

5) 24 giugno 2016, viene diffuso anche il video di “Famous”. Consistente in: una serie di statue di cera, figure molto realistiche tutte in un letto nude con Kanye. Una delle riproduzioni in primo piano, è quella – riconoscibile per chiunque – di Taylor Swift.

6) Taylor Swift ne chiede la rimozione: è utilizzo abusivo dell’immagine altrui.

7) Kim Kardashian, al momento moglie di Kanye West, qualche giorno fa rende pubblica sui social network una telefonata privata registrata mesi prima in cui Kanye canta una parte della strofa di “Famous” a Taylor Swift e lei sembra dire che – se quella è la canzone – la citazione non rappresenta un problema.

8) Poco dopo Taylor scrive una nota in cui, a parte qualche frase di probabile provenienza da uffici di reputazione online, c’è l’unica domanda che interesserà nell’aula di tribunale: «In che parte del video Kanye West viene autorizzato a chiamare Taylor Swift “that bitch” davanti al mondo?».

Chi ha ragione secondo codice civile è facile da dimostrare (se quella era l’intera registrazione). C’è stata approvazione telefonica (l’incontro tra due volontà è già patto), il consenso però non era relativo all’intero contenuto, ma solo a una parte della canzone.
Se si trattasse di legge italiana, mancherebbero al contratto i requisiti ex art. 1325 del codice civile. Il vizio di una singola parte essenziale (cfr. art. 1419 c.c.) – cioè il fatto che Taylor Swift non sapesse di essere anche «quella stronza» – porterebbe alla nullità dell’intero accordo. Tradotto nella faida Swift-Kardashian significa: ha ragione Taylor.

Kanye West

Taylor Alison Swift, breve storia di una ragazza invincibile

Nata il 13 dicembre 1989, a Reading, Pennsylvania, comincia come tutte le superstar con una carriera da bambina eccezionale. A 12 anni aveva già scritto un romanzo di 400 pagine e il resto del tempo libero lo impegnava in gare di equitazione. La piccola leggenda dell’esordio musicale racconta che abbia incontrato un ragazzo (il tecnico del computer di casa) e imparato in due ore a suonare tre accordi di chitarra. Con quei tre accordi di chitarra oggi Taylor Swift è tra gli artisti più pagati e influenti della Terra, a nemmeno trent’anni. Incidentalmente Taylor, da bella che era, cresce bellissima. Nemmeno il talento retrocede, diventa una star totale: oltre alle altre doti assolute, tutte sopra ogni media di ragionevole distribuzione genetica, rivela una maestria imprenditoriale a partire dai vent’anni, quando dovresti solo essere impegnata a fare tentativi di conquista del successo o a crollare emotivamente perché col successo conquistato non sai che fare.

Per la spiegazione del fenomeno – non c’è alternativa – il discorso deve diventare filosofico. Quello che preferiscono non dire, della perfezione, è che ne esiste una ordinaria, a portata di tutti – fatta di miglioramenti continui – e un altro tipo, l’irraggiungibilità congenita, quella ottenuta quasi senza sforzi. “Perfetto” secondo giustizia dovrebbe essere semplicemente qualcuno che si distingue in una disciplina. “Perfetto” può diventare chiunque per la più rassicurante legge che è stata data ai terrestri: la dedizione e l’esercizio pagano sempre. Detta in altri termini: se ti impegni a fondo e qualche dio benevolo tocca proprio te – in mezzo a tanti altri che si stavano impegnando esattamente quanto te – può bastare per raggiungere la vetta. E se – dopo la scalata – sei così intelligente da mostrare difetti comuni al pubblico, ti perdoneranno il successo.

Un esempio è Beyoncé, che governa il mondo ma resta intelligentemente legata alle tare di certe insicurezze: c’è una lunga guerra in corso per chi pubblica le sue immagini senza autorizzazione, alcuni video del Super Bowl del 2013 sono stati oscurati solo perché aveva un brutto grugno. Insomma: le piace avere «Feminist» a lettere cubitali sul palco, ma le sue brutte foto non le deve vedere nessuno. È legittimo, non contestabile, umanissimo. A nessuna dev’essere richiesta l’imbattibilità ovunque e per tutto il tempo.

Taylor Swift

Ma quando la perfezione riesce naturale?

Taylor Swift è di una bellezza oltreumana anche spettinata al mare, si esibisce gratis a sorpresa ai matrimoni dei fan, non si contano le migliaia di dollari che distribuisce dappertutto in beneficenza, cede volentieri il ruolo da protagonista anche ai concerti: invita a cantare tutte le amiche. È talmente generosa con la luce riflessa che le colleghe si fanno chiamare Taylor’s Squad. L’unica accusa accreditata ad oggi quale sarebbe? Usare sciagure sentimentali per scrivere canzoni e fare un po’ la vittima nei testi. Ma – a parte Springsteen e Jovanotti – non è la storia mondiale della discografia, quella? Esistono cantanti che cantano di qualcos’altro?

Tornando alla nostra storia: Kim Kardashian non ha ottenuto niente rendendo pubblica quella telefonata, o almeno niente che risolva la questione «that bitch» senza passare per gli avvocati. Però ha ottenuto il vantaggio forse non tanto secondario degli insulti mondiali contro la bionda bionica. Taylor Swift è stata sconfitta (sui social), anche per un solo giorno si è rivelata quella che è: un’attenta pianificatrice di successi, una a cui interessa solo vincere. E questo ci porta all’altra domanda: deve chiedere scusa? Cos’hanno i vincitori che li rende così odiabili? Non sarà perché essere perfetti capita, e però non è capitato a noi?

Nessuno ha voglia di trovare le risposte, quindi c’è un’altra versione della storia, molto più breve e senza tutta questa letteratura: forse siamo solo davanti alla nuova versione del girl power, tutte contro tutte. In fondo Kim e Taylor sono due superpotenze, e se sei una superpotenza ti resta una sola cosa da fare: la guerra.

Immagini: esibizioni di Taylor Swift tra il 2015 e il 2016; foto con Kanye West e Kim Kardashian ai Grammy dell’anno scorso. (Kevork Djansezian,Mark Metcalfe, Larry Busacac/Getty Images)