Attualità

James Deen

Ovvero il bravo ragazzo dell'hard scoperto e adorato da una fetta di pubblico non prevista

di Violetta Bellocchio

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James Deen è un ragazzo fortunato. Nella vita ha sempre e solo voluto fare film porno, ed è davvero molto grato a chi gli ha permesso di realizzare il suo sogno. E’ anche un divo moderno, e quindi sta su Twitter e si scatta foto buffe sul set, e ha già cominciato a fare il regista. Domani compie 26 anni.

La ragione per cui avete sentito parlare di lui negli ultimi mesi: James Deen piace alle ragazze.

Sul perché questo succeda, di preciso, ognuno la vede diversamente. Deen ha un aspetto gradevole, ma “normale”: somiglia un po’ a James Franco, un po’ a Andy Samberg; non passa la giornata in palestra, ha ancora il suo vero naso. Te lo potresti trovare seduto accanto in treno. (Forse.) (No.) E poi è un tipo… affettuoso? Spesso bacia la sua partner sulla bocca, oppure le accarezza il viso, la tiene per mano. Se Drake è il “bravo ragazzo” del rap, James Deen è il bravo ragazzo dell’hard. Una reputazione costruita passo passo, trattando civilmente le attrici con cui lavora, senza spingersi più in là di quanto sia stato stabilito prima di girare, e rispondendo in modo cordiale alle giornaliste che oggi vogliono parlare con lui. E’ persino ebreo, di nascita, e si definisce «un ebreo nevrotico che analizza tutto».

Anche in questo caso, il paradigma Bravo Ragazzo va un po’ rivisto.

Innanzitutto: James Deen è una storia di successo tradizionale. Non solo non è stato creato in laboratorio da scienziate femmine, ma ha lavorato da subito con i professionisti, è stato giudicato «bravo» da produttori e registi uomini: è stata l’industria che lo ha premiato e valorizzato. Come una merendina del Mulino Bianco che dopo 5/6 anni sul mercato è stata scoperta anche da una fetta di pubblico non prevista. Le ragazze, appunto.

Di più: le ragazzine.

Molte tra le fan di Deen hanno 15, 16, 17 anni. Aprono foto-blog dedicati a lui, gli scrivono lettere, poesie e racconti, come farebbero e forse fanno per il protagonista di una serie TV. (Basta cercare James Deen su Tumblr per avere un’idea.) Tra queste ragazzine, qualcuna l’avrà scoperto nella parodia XXX di una sitcom o un film famoso, dove lui brilla per la capacità di reggere le scene più leggere. (Ha fatto Jesus nel Grande Lebowski, J.D. in Scrubs, Jim in The Office, Robin in Batman … e se stesso in Scream.) Altre invece avranno puntato dritto al tipo di porno in cui Deen si è specializzato, quello per cui attira più attenzione oggi, come il suo lavoro per Kink.com – le parole chiave lì sono punizioneumiliazionegang bang. Tutto “sicuro” e consensuale, ma lui quello fa. Con una mano ti accarezza il viso, con l’altra ti sta prendendo per il collo. E ti chiama amorevolmente puttana.

A suo credito, James Deen qualche problema se lo pone. Nel mondo reale pare non dia corda alle ammiratrici minorenni (molto furbo), ma limita anche le sue interazioni online con loro. Risponde giusto a qualche tweet, stando attento a dire «buona giornata!» e poco altro. E a suo enorme credito, non scivola mai nelle prediche del genere «l’hard deve superare tutti i limiti imposti dalla società, altrimenti non ha più senso e tanto vale stare a casa a guardare la neve che cade» (atteggiamento noto come fare un Rocco Siffredi): la sua motivazione per girare un certo tipo di porno è che GLI PIACE, e pure tanto. Ha smesso di apparire nella serie Pornstar Punishment perché i soggetti di quei video in particolare gli sembravano «a little rapey», «un po’ sul versante stupro», ma la cinghia in sé? Tutto ok.

Chiariamoci. Io non sono qui per scrivere che questi film sono misogini e disturbanti. Vengono girati pensando alle fantasie di qualcuno, è a lui/lei che devono piacere, e fino a ieri erano un consumo di nicchia. Ma quando uno come James Deen diventa il principe azzurro di mezza generazione, dobbiamo accettare la realtà di quello che Filippo Mazzarella, in un articolo purtroppo non disponibile online, aveva chiamato “oltre-porno”: cose che negli anni (X) esistevano, ma collocavano un titolo in un sotto-genere preciso (“sado-masochismo”, “bizarre” eccetera), adesso vengono fatte ovunque, perché il feticismo è diventato il passaggio obbligato di ogni atto sessuale. E se James Deen è il re della punizione, in effetti fa più o meno le stesse cose anche in un film considerato vanilla (“normale”, “noioso”; vedi Brazzers.) La sua firma è sempre quella. La mano intorno al collo, il braccio tenuto dietro la testa. Questo è l’amore.

La vera scintilla, però, potrebbe essere scattata altrove. Come l’amica Joanna Angel, Deen è diventato un nome nel mestiere che fa; a differenza dell’ex collega e tuttora più immediata controparte femminile Sasha Grey, non vuole trasformare se stesso in “un nome”, punto, o dimostrare la propria versatilità. Sembra totalmente appagato dall’avere un blog dove scrive «le cose più belle della vita sono i tacos e il sesso anale». Non si mette a commentare l’arte o la politica, e i suoi interessi extra-porno sono quelli di un ventenne qualsiasi – gli piacciono i film di Nicolas Cage, per dire. Mentre esistono attrici come April O’Neil, che s’è scelta il nome in omaggio alle Tartarughe Ninja, e non muove passo senza dire che lei è troooooppo nerd e lei aaaaaama Doctor Who – lì in primo piano c’è la voglia di trovarsi una nicchia, sia in termini di pubblico sia di costruzione del Sé. Invece guardi James Deen e non senti mai l’ansia di fare bella figura; di essere il ragazzo più aggiornato, il più furbo di tutta la festa. Una sedicenne può davvero pensare a lui come a un tipo genuino. Autentico. Un fratello maggiore col vantaggio di essere molto facile da sessualizzare.

Alla fine, puoi chiederti perché il principe azzurro sia un “ragazzo normale” che ti fa stare legata e nuda per strada e a mo’ di preambolo ti sputa in bocca, o puoi prendere tutto quanto come una versione più salutare e costruttiva del mito di Twilight. E se lo chiedi a James Deen,  lui ti risponde: «sono certo che alle ragazze piace fare sesso brutale con me perché sanno o pensano che potrebbero darmi un sacco di botte, se solo volessero