Attualità

DSK e la legge Clinton

di Anna Momigliano

Di che cosa non stiamo parlando. Nessun paragone tra l’affaire DSK (riassunto: accusa di stupro, per ora tutta da provare, con teste messa in difficoltà ma anche del materiale forense che tiene il capitolo aperto) e la vicenda Clinton-Lewinski (riassunto: presidente+stagista+sigaro, insomma avete capito). Stupro, ovvero reato contro la persona, e tradimento, ovvero comportamento opinabile ma che riguarda solo il coniuge, sono due cose completamente distinte. Le considerazioni su satiri incanutiti ai tempi del viagra li lasciamo ad altri.

Di che cosa invece stiamo parlando. Della cameriera del Sofitel, a New York, che si fa chiamare dai media “Ophelia” e che ha accusato di stupro Dominique Strauss-Khan. In particolare, questo breve articolo tratta delle menzogne che la donna, un’immigrata africana originaria della Guinea, avrebbe raccontato per ottenere l’asilo negli Stati Uniti. Che c’entra Clinton?, direte. C’entra.

Le “carte false” di Ophelia. Nel corso delle loro contro-indagini, gli avvocati di DSK hanno portato alla luce molte cose sul passato dell’accusatrice, al punto da screditarla come teste. Cosa che ha messo in serissima difficoltà la pubblica accusa ma non ha fermato il processo, la cui prossima udienza è attesa per agosto. Ora, tra le varie ombre che i legali dell’economista francese hanno gettato sul passato della donna africana, c’è un fatto su cui vorremmo soffermarci: sempre stando alla documentazione fornita dalla squadra di Strauss-Khan, la cameriera avrebbe mentito al Dipartimento dell’immigrazione. In breve, avrebbe dichiarato di avere subìto in Guinea uno stupro di gruppo, mai avvenuto, per ottenere il diritto di asilo.

Un paio di cose su immigrate africane, stupri inventati e diritto d’asilo. A questo punto, la domanda da porsi è la seguente: ammesso e non concesso che le informazioni prodotte dagli avvocati di DSK siano corrette (onestamente, sembrano molto convincenti, ma come vale la presunzione d’innocenza per lui, lo stesso è per lei) e che Ophelia si sia davvero inventata uno stupro immaginario per ottenere l’asilo negli Usa, questo basta a fare automaticamente di lei un teste non credibile? A questo proposito, vi segnalo l’articolo di una professoressa di Gender Studies a Yale, Inderpal Grewal, pubblicato recentemente dal CSMonitor di Boston.

Gender-based. In breve, la docente di Yale sostiene che molte donne sono praticamente costrette a inventarsi episodi di violenza sessuale perché sono gli unici a convincere il Dipartimento dell’Immigrazione – rispetto alle meno gettonate, anche se talvolta più veritiere, storie di persecuzione politica, religiosa o semplicemente di fame. Sempre secondo la prof Grewal, questa tendenza è nata delle politiche dell’amministrazione Clinton, quando “a causa del lavoro fatto dal Women Refugees Project, la violenza sessuale come violazione dei diritti umani venne inclusa nelle nuove linee guida ‘gender-based’ per l’asilo.” Ve l’avevo detto che c’entrava, Clinton.

Conclusione. Se Ophelia ha mentito per ottenere l’asilo, così hanno fatto molte altre donne africane, che erano in fuga dalla guerra o dalla fame, ma non necessariamente da un branco di stupratori. Se ha mentito per salvarsi la pelle, o anche solo per inseguire un futuro migliore, ciò rappresenta un reato contro le leggi dell’Immigrazione, ma non fa di lei automaticamente una mitomane. Questo non significa che Strauss-Khan è colpevole. E non significa neppure che la cameriera del Sofitel è una teste credibile. Ma se dovete screditarla, screditatela per qualcos’altro.