Attualità

Die hard Cremlino

La settimana scorsa Putin (forse) ha pescato il luccio più grande del mondo. È solo l'ultima trovata del leader più wanna-be macho di sempre.

di Davide Piacenza

Del sessantenne Vladimir Vladimirovič Putin, capo supremo della Russia degli ultimi tredici anni, sono universalmente note alcune peculiarità: il suo temperamento calcolatore, lo sguardo glaciale, l’intransigenza e il pugno duro con gli oppositori. Putin è quello delle visite a Berlusconi in Sardegna, del carcere per i dissidenti  Khodorkovsky e Navalny, dei revival nazionalisti e delle crociate contro l’affermazione dei diritti delle coppie omosessuali. Ma del leader di un governo che alcuni vedono al limite della post-democrazia, e che altri sospettano invischiato in morti sospette come quelle di Anna Politkovskaja e Alexander Litvinenko – era il 2006 – sappiamo tutti, chi più chi meno.

C’è però altro, nelle corde di Pootie-Poot (così come, secondo il Time, era solito chiamarlo George W. Bush): la sua ossessione di dover apparire macho a tutti i costi, ad esempio. E cosa fa un uomo che le prova tutte per essere abbastanza virile, se non fare cose virili? La settimana scorsa le agenzie russe hanno diffuso il video di una battuta di pesca del Presidente nel mare siberiano in cui il suddetto, dopo un tentativo infruttuoso, centra l’obiettivo di catturare un luccio di grosse dimensioni. Secondo il Cremlino, nello specifico, l’animale avrebbe pesato poco meno di 21kg, eguagliando record fatti segnare in Stati Uniti e Gran Bretagna. Tuttavia, nel giro di poche ore sul web russo sono montati diversi dubbi sul dato ufficiale, rendendo la diatriba del pesce una questione di Stato. «Non poteva pesare più di 10 o 11 chili» ha detto Alfred Kokh, vicepremier di era Yeltsin. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, gli ha risposto così: «Ero presente alla pesatura, ho visto le bilance: il luccio pesava più di 20kg».

Se fosse questo il caso, non sarebbe la prima volta che a Putin viene dato un aiutino per propagandare una sua immagine duttile e semi-eroica. Nel 2011 un’apparizione in versione sub nelle acque del Mar Nero garantì una robusta dose di sberleffi al supremo leader russo: tornato in superficie con suppellettili del 600 a.C. (perlomeno secondo i lanci di quel giorno di Ria Novosti, l’agenzia di news controllata dallo Stato), si scoprì in seguito che si trattava in realtà di anfore poste lì poco prima da archeologi assoldati dal Cremlino.

I ritratti di Putin che cavalca a torso nudo o va a caccia nella steppa siberiana hanno fatto il giro del mondo

Ma l’ex agente del KGB, si diceva, ci tiene a dimostrare di essere un uomo tutto d’un pezzo. Ad agosto dello stesso anno (2011) è fotografato mentre partecipa a una sfida di braccio di ferro sul lago Seliger, al raduno di un’organizzazione politica giovanile e poi, evidentemente non pago della sua performance, tenta di piegare una padella con la forza delle braccia. Nell’agosto dell’anno precedente assume i comandi di un canadair nella regione di Rjazan e spegne un incendio, col solito sguardo vacuo e privo di emozioni. Negli anni i ritratti di Putin che cavalca a torso nudo, nuota a farfalla in un lago della regione di Tuva e va a caccia nella steppa siberiana hanno fatto il giro del mondo, contribuendo a rafforzare il carattere manly tanto caro al leader del Cremlino.

La lista delle avventure di Putin potrebbe continuare all’infinito: nel 2009 si è immerso con un mini-sommergibile nelle acque del lago Baikal, il più profondo del mondo, e durante una visita istituzionale a San Pietroburgo ha avuto il tempo di tenere una lezione di judo (poco tempo prima era uscito un DVD di lezioni di arti marziali impartite dal Presidente, che è cintura nera di specialità). L’anno precedente colpisce con un sedativo una tigre nella riserva naturale del fiume Ussuri, ma anche in questo caso si sospetta che si tratti di una sceneggiata. Quello seguente è il protagonista di una battuta di caccia alla balena ad Olga Bay, a poco più di 9000 km da Mosca. Sempre nel 2010, forse per evitare improvvisi cali di testosterone, infila un casco e si mette alla guida di una Renault F1, per suggellare a dovere l’intesa con Bernie Ecclestone che porterà la Formula uno in Russia dal 2014. Supera i 240 Km/h e appena uscito dall’abitacolo sorride: «Non è male, per essere la prima volta».

Non tutte le iniziative propagandistiche dello zar Putin sono andate a buon fine, intendiamoci: lo scorso settembre divenne sponsor ed esecutore di un progetto chiamato “Il volo della speranza”. Alla guida di un deltaplano a motore, la missione consisté nel guidare uno stormo di gru verso il suo ritiro invernale, la penisola siberiana di Yamal, fingendosi – ehm – il loro genitore. Inutile dirlo, il caso prestò il fianco di Putin a molte ironie: il blogger-dissidente Alexey Navalny allora scrisse: «Di Stalin dicevano “di notte una luce brillerà alla finestra”. E di Putin diranno “ha volato sopra le nostre case in compagnia di uno stormo di gru”».

Alla guida di un deltaplano, la missione consisté nel guidare uno stormo di gru verso il suo ritiro invernale

Il machismo ostentato dell’ex premier e attuale Presidente talvolta ha rasentato il surreale. All’inizio di luglio del 2009 il neo-Presidente americano Barack Obama arrivò in visita a Mosca, ma concesse relativamente poche attenzioni all’ex agente del KGB, preferendo concentrarsi sul suo allora omologo Medvedev. Putin, per tutta risposta, subito dopo una colazione col politico di Chicago si incontrò con un gruppo di suoi vecchi amici: i biker del gruppo dei Lupi della notte, una gang di motociclisti con cui si è fatto immortalare diverse volte, in sella alla sua Harley Davidson. Nel luglio del 2012 ha addirittura costretto il primo ministro ucraino ad attenderlo perché impegnato a conversare con Il Chirurgo, il nome d’arte dell’inquietante leader della setta.

Col senno di poi, insomma, non si fa fatica a credere che Putin sia grande amico di Steven Seagal, colonna portante degli action movie hollywoodiani. L’hanno scoperto sei membri del Congresso lo scorso maggio quando, in missione per scoprire qualcosa di più sui fratelli Tsarnaev all’indomani dell’attentato alla maratona di Boston, hanno dovuto ammettere che «Seagal ha aperto diverse porte» nelle trattative coi funzionari russi. Certo, anche George Bernard Shaw, invitato da Stalin a Mosca nel bel mezzo della carestia del 1931, descrisse solo cittadini «fiduciosi ed entusiasti», ma quelli erano altri tempi: per legittimare il proprio potere non c’era bisogno di infrangere i record del mondo di pesca del luccio.

Nell’immagine in evidenza: Vladimir Putin e il suo destriero nella regione di Tuva, al confine tra Russia e Mongolia (agosto 2009).