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Detroit dolce Detroit

Racconto della notte elettorale coi sostenitori di Romney fra le note della Motown

di Andrea Marinelli

Romney festeggiato a Novi, Detroit (Foto J. Sullivan / Getty Images)

Detroit – Il Michigan alla fine ha scelto Mitt Romney, il ragazzo di casa. Se in Arizona la vittoria dell’ex governatore del Massachusetts era scontata da giorni, sui Grandi Laghi è regnata una grande incertezza fino alla fine.
Nelle ultime due settimane Rick Santorum sembrava infatti in grado di strappare a Romney il suo Stato natale, quello dove il padre George fu un governatore di successo fra il 1963 e il 1969. L’ex senatore della Pennsylvania poteva contare anche sul sostegno di molti democratici, che grazie alle primarie aperte hanno provato a giocare un brutto scherzo a Romney presentandosi in massa alle urne repubblicane. Romney ha vinto di poco, ha guadagnato appena due delegati in più di Santorum nella corsa ai 1.144 necessari per la nomination, ma ha ottenuto una grande vittoria morale.
Alla notte elettorale di Romney a Novi, cittadina a mezzora da Detroit, l’atmosfera all’inizio era mesta, rassegnata. Dopo lo spoglio dei primi distretti, con Santorum schizzato subito avanti di un paio di punti, lo staff dell’ex governatore del Massachusetts aveva addirittura deciso di spegnere i maxischermi. Qualche minuto più tardi però Fox News è stata riaccesa di corsa. Romney era avanti di tre punti, un vantaggio che ha poi mantenuto fino alla fine. Con l’annuncio della vittoria schiacciante in Arizona, ottenuta con il 47,3% dei voti contro il 26,6% di Santorum, le facce dei sostenitori si sono distese e lo staff ha alzato il volume della musica: tanta Motown, in onore ai ragazzi di casa di Detroit. Sulle voci di Marvin Gaye e Diana Ross alcuni sostenitori hanno accennato qualche passo di danza, in attesa dell’arrivo di Romney.
A introdurlo è stato sono stati il governatore del Michigan Rick Snyder e il procuratore generale dello Stato Bill Schuette, uno showman che ha scaldato la sala prima dell’ingresso dei coniugi Romney: Ann, che ha ringraziato tutti, e Mitt, che è tornato ad attaccare Barack Obama fra l’entusiasmo del pubblico.
La sfida del Michigan era quella importante e a sorpresa Romney ha vinto anche la contea di Wayne, quella di Detroit, dove Santorum sembrava nettamente favorito dal gioco sporco dei democratici. Questa città è infatti un feudo liberal nel cuore di uno stato più conservatore. Detroit elegge dal 1962 sindaci democratici, nonostante la città sia caduta in disgrazia, e non si è fermata neanche nel 2008, quando il giovane sindaco Kwame Kilpatrick è stato costretto a dimettersi ed è finito in galera travolto dagli scandali.

Fino agli anni sessanta il Michigan era una terra orgogliosa, forte di un’industria automobilistica che sembrava invincibile. Ford, Gm e Chrysler davano lavoro a tutta la città. “Qua la vita era il massimo”, ricorda Ed, membro del partito democratico della contea di Macomb, memoria storica della vita politica di Detroit. “Avevamo tutti una casa in città, un cottage sui laghi, un’auto e una barchetta. Se venivi licenziato prendevi l’80% dello stipendio fino a che non venivi riassunto. C’era la fila per essere licenziati”. Poi però le cose hanno cominciato a cambiare, e non è stata colpa della crisi dell’industria automobilistica.
Oggi Detroit è una città malinconicamente deserta, che ha cominciato a svuotarsi dopo la rivolta del luglio 1967, quando l’intera città fu messa a ferro e fuoco per cinque giorni. Erano le prime ore dell’alba del 23 luglio quando la polizia fece irruzione in un locale notturno della 12th street. Il bar era noto come blind pig, vendeva alcolici senza permesso ed era aperto oltre l’orario di chiusura. La polizia pensava di trovare all’interno appena venti persone, ma ce n’erano almeno ottanta. Stavano festeggiando il ritorno di un veterano dal Vietnam. Mentre tutti i presenti venivano arrestati, fuori dal bar cominciò a radunarsi una piccola folla. Era un bar frequentato da afroamericani e l’intervento della polizia, al tempo tutti bianchi, fece scoppiare la rivolta. Alcune persone cominciarono a saccheggiare un negozio di vestiti lì vicino e in poche ore gli scontri si allargarono a tutta la città. Morirono 43 persone e ci furono 7.200 arresti. Per fermare gli scontri, che distrussero oltre 2.000 edifici, il governatore Romney fu obbligato a mandare la Guarda Nazionale e il presidente Lyndon B. Johnson inviò l’esercito.
L’esodo è cominciato allora, e Detroit è passata in qualche decennio da una popolazione di 1,8 milioni ad appena 700.000 abitanti.
Adesso la città si ritrova senza la middle class e con le grandi case automobilistiche che hanno lasciato il centro, preferendo i sobborghi. In questa atmosfera spettrale di case abbandonate ed edifici fatiscenti continua a regnare una intellighenzia democratica che ieri in massa aveva scelto di appoggiare Santorum, ma non è bastato. Romney, il ragazzo di casa, ha vinto le primarie del Michigan con il 41,1% dei consensi, contro il 37,9 di Rick Santorum e ora può arrivare al Super Tuesday del 6 marzo con la tranquillità del favorito.