Attualità

Che anno sarà il 2016 per il mondo

Dalle presidenziali americane all'indebolimento dell'Isis, le questioni internazionali che terranno banco nell'anno che è appena iniziato.

di Anna Momigliano

E se il 2016 fosse l’anno in cui l’Isis resterà a secco di petrolio? Ci sarà il temuto referendum in Gran Bretagna? Cosa sta accadendo con l’economia cinese e cosa significano le elezioni americane per il resto del mondo? Abbiamo provato a mettere insieme alcune tendenze geopolitiche che potrebbe segnare l’anno che è appena iniziato.

L’Isis con un po’ meno petrolio?

Quando ha dichiarato che questo sarà l’anno della sconfitta dell’Isis, probabilmente il primo ministro iracheno Haider al-Abadi è stato un po’ troppo ottimista. Fatto sta che, per la prima volta da molto tempo, lo Stato islamico ha inaugurato il 2016 da una situazione di indebolimento. Durante il 2015 infatti il gruppo terrorista, il cui dominio di fatto si estende in una vasta area tra Siria e Iraq, ha perso circa il 14 per cento del territorio che controllava. In Iraq, le forze governative sono riuscite a riprendere Ramadi mentre le truppe curde hanno conquistato Sinjar; in Siria sono stati soprattutto i curdi a guadagnare terreno. Quello che forse più importa, però, è che i bombardamenti della coalizione internazionale hanno colpito diversi pozzi petroliferi sotto il controllo dello Stato islamico: stando a quanto riportato dall’Associated Press, infatti, il Califfato avrebbe perso almeno tre grandi siti di estrazione del greggio in Iraq, mentre negli ultimi mesi i bombardamenti contro l’Isis hanno cominciato a prendere di mira anche i suoi pozzi in Siria.

isis tableSi stima che lo Stato islamico, che ha una vera e propria economia para-statale, debba circa metà dei propri introiti alla vendita di petrolio (tanto che alcuni accusano la Turchia di collaborare in questo traffico), che si sommano ad altre fonti di guadagno, come la massiccia tassazione della popolazione. Se la coalizione internazionale riuscirà a indebolire ulteriormente il settore petrolifero dell’Isis, dunque, il gruppo jihadista si troverà con molti meno fondi di prima. In tutto questo c’è da notare che lo Stato islamico è una realtà estremamente variegata, che ha dimostrato una elevata capacità di trasformazione e di adattamento (l’Isis è allo stesso tempo: un esercito, un’entità para-statale, un’organizzazione terrorista bene organizzata e attiva in tutto il mondo, un polo di attrazione per vari lupi solitari) dunque tagliargli i fondi difficilmente basterà a sconfiggerlo. Ma sarebbe certamente un buon inizio.

Iraq, Sinjar

La Gran Bretagna fuori dall’Europa?

Il referendum sulla “Brexit”, cioè l’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, potrebbe svolgersi quest’anno, ha detto il primo ministro David Cameron. Nel 2013 infatti il premier conservatore si era impegnato a rinegoziare lo status del Regno Unito nella Ue in caso di una sua rielezione nel 2015 (cosa che poi è successa: lo scorso maggio Cameron ha iniziato il suo secondo mandato): o la Gran Bretagna ottiene condizioni migliori, o ci sarà un referendum per decidere se uscire dall’Europa, questo il suo messaggio. Già tempo addietro il premier si era impegnato a indire il referendum entro il 2017, ma lo scorso dicembre aveva pronunciato un discorso in cui lasciava intendere che il voto potrebbe svolgersi quest’anno: «Credo che il 2016 sarà l’anno in cui cambieremo radicalmente il rapporto tra il Regno Unito e Unione europea. Spetterà al popolo britannico decidere se restare o andarcene: è una scelta che dobbiamo ponderare tutti con cautela», ha detto Cameron. «Ma, se riusciremo a ottenere le giuste riforme, sono convinto che l’interesse della Gran Bretagna sia restare in una Unione europea riformata».

Un rallentamento dell’economia cinese?

Per anni il Pil cinese è cresciuto a doppia cifra, portando la Cina a diventare la prima economia mondiale nel 2014. Poi nell’estate del 2015 una serie di shock nella borsa del Paese asiatico e altri dati economici hanno portato diversi analisti alla conclusione che, forse, la fase di crescita a ritmo serrato sia finita. L’Ocse, per esempio, prevede per i prossimi anni una diminuzione della produzione industriale e una crescita del Pil intorno al 7 per cento (che resta un tasso di crescita assai alto, per gli standard occidentali, ma tutto un altro ordine di grandezza rispetto gli anni del boom cinese).PIL cinese

«È quello che si dice una nuova normalità, in altre parole la Cina passerà da una rapida crescita a una crescita più lenta e sostenibile», ha dichiarato per esempio l’analista finanziario Francis Cheung, intervistato dal Los Angeles Times, che ha raccolto una serie di previsioni sull’economia di Pechino nel 2016. Tra i trend da segnalare anche una analoga «nuova normalità» nella fiducia dei consumatori: «I consumatori cinesi sono meno ottimisti degli anni scorsi, ma questo non significa che siano pessimisti. Sul Guardian l’editor per l’economia Heather Stewart riportava anche una visione un po’ più pessimista: «Le stime ufficiali parlano di una crescita stabilizzata intorno al 6,5 per cento, molto più debole rispetto ai ritmi a doppia cifra che erano la norma prima della crisi finanziaria, ma neppure lo sfracello che alcuni temevano. Tuttavia i pessimisti ritengono che le stime ufficiali siano eccessivamente al rialzo, tanto che Fathom, società di macro-research, stima che la crescita sarà piuttosto intorno al 3 per cento»

porto cinese

Hillary o non Hillary?

È anno di elezioni negli Stati Uniti: il prossimo presidente sarà ufficialmente eletto a novembre, ma le primarie dei due principali partiti, Democratici e Repubblicani, si terranno tra febbraio e giugno. Tra gli eventi previsti nei prossimi giorni segnaliamo inoltre: un dibattito tra i candidati Gop il 14 gennaio, un dibattito tra i candidati Democrat il 17 gennaio e un altro dibattito Repubblicano il 27 gennaio. All’inizio di febbraio si vota in Iowa (attraverso caucus) e nel New Hampshire (primarie): sul Wall Street Journal c’è un calendario elettorale facile da consultare. Per il momento la favorita nelle primarie dei Democratici è l’ex segretario di Stato Hillary Clinton, mentre nel Grand Old Party la situazione è più fluida: Donald Trump è al momento in testa ai sondaggi, ma è anche percepito come un candidato molto polarizzante. Le elezioni americane avranno un impatto globale, soprattutto, ma non solo, per le implicazioni sulla politica estera, e in particolare sulla gestione della guerra contro l’Isis e dei rapporti con la Russia. I candidati infatti hanno posizioni molto diverse fra loro in materia di relazioni internazionali, che non riflettono necessariamente una divisione tra i due partiti: ci sono candidati Democratici interventisti e Repubblicani poco interventisti, così come pure il contrario.

Altre cose da sapere

A gennaio parte la cosiddetta Roadmap per la Siria, ovvero un piano in 18 mesi approvato lo scorso dicembre dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu con la Risoluzione 2254 (2015), che prevede l’inizio dei negoziati tra il regime di Bashar al-Assad e l’opposizione con l’obiettivo di trovare una soluzione politica alla guerra civile. Nel frattempo, c’è da aspettarsi che la situazione tra Russia e Turchia resti molto tesa, proprio a causa del dossier siriano. Anche Iran e Arabia Saudita — le due nazioni-capofila dei due blocchi, quello sunnita e quello sciita, che da anni si stanno scontrando in Medio Oriente, dalla Siria allo Yemen — sembrando andare verso uno scontro sempre più aperto, tanto che i due Paesi hanno recentemente tagliato i rapporti diplomatici: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è  stata l’esecuzione di un predicatore sciita, dunque considerato vicino a Teheran, da parte del governo saudita, ma le tensioni tra i due Paesi erano già alle stelle da tempo.

In Francia sarà un anno di accesa campagna elettorale, anche se si voterà nel 2017, con due turni: il primo ad aprile il secondo a maggio. Nel 2016 si voterà inoltre in Portogallo (presidenziali, a gennaio), Iran (parlamentari, a febbraio), Irlanda (parlamentari, ad aprile), Islanda (presidenziali, a giugno), Russia (a settembre, per la Duma), per fare soltanto alcuni esempi. I Paesi Bassi terranno inoltre un referendum per approvare o respingere l’accorto tra Unione europea ed Ucraina, già approvato a Kiev nonché uno degli eventi da cui sono partite le tensioni che hanno portato all’attuale conflitto tra Russia e Ucraina.

 

 

Nelle immagini: i Peshmerga conquistano Sinjar, in Iraq, novembre 2015 (John Moore/Getty Images); il porto di Lianyungang in Cina (Wang Chun/ChinaFotoPress, via Getty Images); Hillary Clinton parla a New York, 14 dicembre 2015 (Spencer Platt/Getty Images)
Tabelle: stima del territorio controllato dall’Isis (fonte: IHS Conflict Monitor), variazione della crescita del Pil cinese tra il 2005 e il 2015  (elaborazione effettuata su tradingeconomics.com)