Attualità

Cosa sta succedendo in Ucraina? Quattro cose da sapere

Non è proprio come la "rivoluzione arancione". Breve guida a una rivolta senza leader, dove non ci sono soltanto i filo-russi e i filo-europei.

di Anna Momigliano

Ieri il tribunale di Kiev ha dato un ultimatum ai manifestanti: dovranno sgomberare gli edifici occupati entro cinque giorni o interverrà la polizia. Da quasi venti giorni ormai, la capitale Ucraina è scossa da un’ondata di manifestazioni, che alcuni hanno paragonato alla “rivoluzione arancione” che ha segnato il destino del paese nel 2004. Oggi però la situazione è un po’ diversa, e piuttosto complessa. Ecco quattro cose da sapere per capire quello che sta succedendo in Ucraina.

 

 

1. È iniziato tutto dal non-accordo con l’Europa.

Le proteste sono iniziate il 21 novembre, quando il governo ucraino ha varato un decreto che sospendeva i lavori per accordo con l’Unione europea. Il governo di Kiev e l’UE avevano firmato nel 2012 un preliminare “accordo di associazione” che di fatto avrebbe avvicinato l’Ucraina all’Europa. A un certo punto però Bruxelles ha chiesto al presidente Yanukovych, che governa col pugno di ferro ed è vicinissimo alla Russia, alcune riforme in materie di diritti civili e trasparenza. Il governo Yanukovych ha risposto con il decreto che poneva fine al negoziato, e da lì i manifestanti sono scesi in piazza chiedendo invece di firmare l’accordo.

 

2. Ma ora l’obiettivo della protesta è Yanukovych

Se inizialmente sono scesi in piazza per chiedergli di firmare, ora i manifestanti vogliono le dimissioni di Yanukovych. Il governo è accusato di corruzione e di governare ai limiti della democrazia, tanto che alcuni oppositori politici si trovano in carcere, in condizioni quanto meno sospette. È il caso di Yulia Tymoshenko, condannata per abuso di potere nel 2011, per una vicenda che riguarda direttamente la compagna russa Gazprom.

Yanukovych è giunto al potere, tramite regolari elezioni, nel 2010. Precedentemente era stato dichiarato vincitore nelle elezioni del 2004, dove però pesavano fortissimi sospetti di brogli. Infatti dopo quella “vittoria” ci sono state molte manifestazioni, la cosiddetta “rivoluzione arancione”, che hanno portato al riconoscimento dei brogli e alla nomina a presidente di Viktor Yushchenko.

 

3. «Non è una seconda rivoluzione arancione»

Per molti la notizia delle proteste in Ucraina, e della relativa repressione governativa, è stata un po’ come un déjà vu: è ancora viva la memoria della “rivoluzione arancione” di nove anni fa, quando gli ucraini scesero in piazza per protestare contro i brogli elettorali durante le elezioni presidenziali a favore del candidato filo-russo Yanukovych. Più in generale, la protesta era vista come un’insurrezione pacifica dell’Ucraina liberale e filo-europea contro lo strapotere della Russia. Infatti s’inseriva in un’ondata più ampie di “rivoluzioni colorate” tra le nazioni dell’ex blocco sovietico che hanno tentato, non sempre con successo, di staccarsi dall’influenza russa.

Oggi, naturalmente, ci sono delle similitudini. Ma anche delle differenze: «Non è una seconda rivoluzione arancione», ha spiegato Pawel Kowal, l’europarlamentare polacco che preside la commissione di Strasburgo per la cooperazione con l’Ucraina, al Christian Science Monitor. «È difficile paragonare quello che sta succedendo oggi nelle strade di Kiev ai fatti del 2004. Quella è stata una rivoluzione della classe media, è stata organizzata dall’opposizione e aveva leader forti come Viktor Yushchenko e Yulia Tymoshenko. Oggi in strada ci sono soprattutto ragazzi e studenti che si sono raccolti contro Yanukovych e il suo governo».

 

4. Non ci sono solo i filo-russi e i filo-europei

Come detto prima, questa ondata di proteste è partita dal mancato accordo con l’Europa, ma poi si è evoluta nei contenuti e anche nella natura dei partecipanti. «All’inizio erano soprattutto gli esponenti della cosiddetta classe creativa a manifestare», scrive Anna Nemtsova su The Daily Beast. «Poi però si sono aggiunti anche gli ultra-nazionalisti». Infatti a chi vuole le dimissioni di Yanukovych per avere più libertà, meno curruzione e magari anche avvicinarsi all’Europa, si è unito anche chi ce l’ha con lui per motivi nazionalisti. Per esempio il partito di estrema destra Svoboda, che vede in Yanukovych un “fantoccio” del dominio russo. Svoboda ha un’ideologia fortemente anti-comunista, ma anche razzista e antisemita.

 

Nell’immagine: Kiev, 3 dicembre (Photo by Brendan Hoffman/Getty Images)