Attualità

Consumi culturali: speciale Natale

Per chi vuole (o è costretto a) passare il Natale senza vacanze a Cortina, consigli di letterari e televisivi

di Francesco Pacifico

Certi anni sono più difficili di altri, e poi arriva il Natale.

Ecco due opere d’arte di prima grandezza create da maschi adulti nordamericani che hanno superato la stagione delle speranze e sanno raccontare con umanità la propria ricerca di una vita decente considerato tutto. Per chi deve passare un Natale difficile e vergognoso, consiglio entrambe, insieme. Il primo è un graphic novel, Io le pago, il secondo è una commedia televisiva e si chiama Louie.

In Io le pago, Chester Brown, grande autore canadese, racconta a fumetti i rapporti con tutte le prostitute che ha frequentato a partire dal giorno in cui ha deciso di non aver più relazioni sentimentali con le donne. Frustrato dai rapporti, soddisfatto invece dal mondo affettivo composto dalle sue amicizie, compresa quella con la ex, Brown ha deciso di trattare igienicamente ed economicamente la questione dei rapporti sessuali, e racconta in un graphic novel di cosa si tratta. Le sue visite nelle case in cui esercitano le prostitute canadesi sono riportare senza enfasi, ma con calore, in maniera incredibilmente metodica e letterale. Tutto è visto un po’ dall’alto, e l’antico mestiere è raccontato senza mistica, come un mestiere. Chester Brown è soddisfatto della sua scelta; ne discute spesso con gli amici (i colleghi Joe Matt e Seth, anche loro pubblicati da Coconino), che lo criticano e lo prendono in giro; il fumetto non è per niente partigiano, però: i dialoghi tra Brown e le prostitute, ora affettuosi, ora freddi, sono riportati in maniera imparziale, e ci si può fare qualunque idea della cosa. L’ho letto in due ore filate, senza riuscire a smettere.

L’atto sessuale non è né esaltato né degradato: inquadrato dall’alto, forma una serie di figurine dotate di una speciale umanità. Il filiforme Chester a letto con donne di varie dimensioni e forme produce piccole icone dell’amore carnale, ma anche un senso spiccato di realtà.

Le conversazioni a letto vanno così:

Prostituta 18enne: Allora, com’è andata con Amanda?

Chester Brown: Bene. Lei è carina, ma quelle tette erano fastidiose.

18: Fastidiose?

CB: Non avevano un aspetto naturale, e a toccarle erano strane. Il tuo seno è come dovrebbe essere un seno. Non starai pensando di fartelo rifare, vero?

18: Potrei anche… Ci ho pensato.

CB: Non dovresti, hai un seno perfetto.

18: Non so. Non è solo come una volta. Sento la differenza.

CB: È bellissimo.

(Un altro giorno.)

CB: Hai mai visto quei siti web dove i clienti scrivono recensioni di escort?

18: Recensioni?

CB: Sì, come le recensioni dei film, solo che parlano di… ragazze come te.

18: E queste recensioni le scrivono le persone che incontriamo?

CB: Sì.

18: No, non ne ho mai sentito parlare. Ci sono recensioni anche su di me?

CB: Ho letto solo questo sito che si chiama Toronto Escort Review Board e, sì, ci sono parecchie recensioni su di te. Una l’ho scritta io. Ho parlato solo bene di te, ovviamente. Tutte le recensioni che ti riguardano sono positive. L’unica nota negativa: qualcuno ha detto che il tuo gabinetto è un po’ sporco.

18: Era un problema, ma l’abbiamo pulito da poco. Anche tu lo trovi sozzo?

CB: Non ci ho mai messo piede.

(…)

CB: Be’, mi sembra pulito.

18: Visto? Te l’avevo detto.

 

Con un’altra, Wendy (tra parentesi i pensieri di CB).

 

CB: (Quanto vuoi farmi aspettare ancora? Dovrei andarmene.)

Wendy: Sei Chester?

CB: (Un po’ sul pienotto… brutti denti… non brutta, ma decisamente neanche bella. E se me ne andassi?) Uhm… Sì, sono Chester.

W:… Wendy… Piacere di conoscerti.

CB: Anche per me.

W: Mi spiace davvero per il ritardo. Ho avuto problemi col padrone di casa.

CB: (Be’, sembra cordiale, e in fin dei conti non è orrenda.)

W: Stavi aspettando da molto?

CB: Be’, sì.

W: Scusami davvero tanto. Ehm, ti spiacerebbe darmi i soldi ora? Mi servono per pagare il tipo alla reception.

CB: Ok.

W: Grazie. E potresti aspettare vicino a quella porta?

CB: Aspettare vicino a quella porta?

W: Sì, vado a pagare la stanza e poi ti raggiungo. Non voglio che l’uomo alla reception ti veda.

CB: E così dovrei aspettarti qui fuori vicino a quella porta?

W: Mentre tu resti qui, io entro dall’ingresso principale. Dopo che ho pagato la stanza ti faccio entrare da quella porta laterale.

CB: (Non è che mi sta fregando? Io sto ad aspettare qui vicino alla porta e lei scappa coi soldi.)

W: Oh, sai una cosa? Ci ho ripensato. Perché non vieni dentro con me?

CB: Se vuoi.

W: Sì, è ok.

(…)

W: Vorrei una stanza.

Receptionist: È il suo fidanzato?

W: Sì, è il mio fidanzato.

(…)

W: L’hai sentito?

CB: Sì.

W: Ha pensato che tu fossi il mio fidanzato.

CB: Già.

W: Allora, cosa vuoi fare?

CB: Ehm, il solito.

W: Oh, sai una cosa? Ho dimenticato i preservativi.

CB: Oh.

W: Guarda, c’è una farmacia proprio qui vicino. Ci faccio un salto e sono subito qui.

CB: Così vuoi andare a comprare i preservativi.

W: Puoi venire con me, se vuoi.

CB: Questa faccenda sta cominciando a scocciarmi. Mi sa che me ne torno a casa.

W: Davvero? Non vuoi… Torniamo subito, ci mettiamo un attimo.

CB: No, mi sa che ho perso l’interesse.

W: Sicuro che non posso far nulla per te?

CB: Be’, forse…

W: Cosa?

CB: (… forse potresti restituirmi una parte dei soldi.) No, niente.

W: Cosa?

CB: No… davvero… me ne torno a casa.

W: Mi spiace. Ho corso da una parte all’altra, oggi è stata una giornata pazzesca. Facciamo così, richiamami tra qualche giorno. Te ne devo uno, ok?

CB: Sì, certo. (…Almeno posso scrivere una brutta recensione su di lei su Terb. Vediamo, cosa scrivo?)

Ma non sarebbe una vera vacanza se non ci fosse la possibilità di nascondersi in casa da soli a guardare una serie tv che rifletta il nostro stato d’animo. Così, come quest’estate ho consigliato tre serie sulla droga per sentirci meno soli nel ramo “chiusi in casa in mutande, preoccupati da minacce esterne”, per Natale consiglio finalmente una cosa così bella che sono mesi che mi trattengo dallo scriverne, e solo ora mi convinco a farlo perché si tratta di dare consigli sentiti e non di commentare acutamente prodotti culturali. Non sono in grado di commentare Louie di Louis CK. È una commedia a puntate molto particolare. Sembrerebbe Seinfeld – un comico fa standup ma ha anche una vita privata – ma le vicende raccontate sono quasi sempre slegate fra loro e piene di non sequitur. Nella prima stagione Louie ha un fratello, nella seconda ha una sorella. I critici americani sono ai piedi di Louis CK da due anni, da quando è cominciata la serie, e da molti più anni ne lodano gli spettacoli di stand up. Louie è uno show ispirato. Si parla delle solite cose: Dio, amore, malattia, vecchiaia, denaro, case. Ma l’importante, ai fini dei consigli natalizi, è che Louis CK conosce la fatica e lo scacco e la sua serie parla solo di quello. È separato (per chi ha visto i suoi stand up del periodo in cui era sposato, non è una grande sorpresa, visto che i pezzi di stand up su sua moglie avevano argomenti come la sega più triste del mondo), ha due figlie, e la difficoltà della sua vita si riassume in exempla come la difficoltà di andare al bagno quando sei solo in casa con le figlie: devi tenere la porta aperta, e seguire i ragionamenti di tua figlia in corridoio mentre sei piegato sul water. La diarrea è uno dei temi forti di Louis CK. Mangia moltissimo gelato. Guardare Louie mangiando gelato è catartico. “Ogni cacata è una cacata d’emergenza, se la cosa vi dà un’idea”. Auguri.