Attualità

C’è bisogno di una foga di cervelli

Lettera aperta al gruppo TQ: non vi ho visto alla Leopolda, perché non siete dove si cerca di innovare?

di Gianluigi Ricuperati

Cari amici TQ,

ho partecipato a una delle giornate della Leopolda a Firenze, sabato pomeriggio scorso, rispondendo a un invito che mi era stato rivolto da Giuliano da Empoli, assessore al Comune di Firenze particolarmente coinvolto nella stesura del programma dei ‘cento punti’.

Sono arrivato nel primo pomeriggio, sono salito sul palco alle 18, e sono rimasto fino alla chiusura dei lavori. Ho parlato di produzione di conoscenza pubblica, accennando al fatto che con i soldi spesi per il G8 in Sardegna/L’Aquila si sarebbe potuta fondare da zero un’Università come il M.I.T.; ho parlato del rapporto tra risorse e istituzioni deputate alla produzione di conoscenza, come centri culturali, musei, alte scuole, e perché no, l’Università stessa e molte altre agenzie che conosciamo e frequentiamo. Ho proposto che le istituzioni culturali siano patrimonializzate, cioè fornite di una dotazione finanziaria i cui interessi annuali possano sostenere parte delle attività, rendendole perciò indipendenti dagli umori e dalle carità dei politici. Ho fatto anche cenno a un’idea bizzarra ma nemmeno troppo, il paradiso fiscale della conoscenza, puntando sul semplice fatto che non è possibile pensare alcun futuro nel consumo e nella produzione di conoscenza se non si mette mano a una seria ristrutturazione del finanziamento pubblico e privato delle istituzioni culturali: defiscalizzazione, per esempio, e tutti gli strumenti tecnici che consentono ai soggetti presenti sul mercato di trarre uno schietto vantaggio dalla donazione culturale (e nessuna pretesa di controllo). Ho anche auspicato che se mai dovrà esserci una riforma costituzionale, se davvero bisognerà parzialmente toccare la nostra bellissima e invidiata Carta, si cominci dall’inserirvi la parola ‘conoscenza’, laddove esistono anche e senza conflitti ‘istruzione’ e ‘cultura’.

Sono temi, credo, aldilà delle differenze ideologiche, che potrebbero interessare o accomunare la tensione al progetto e l’interesse personale e ideale di molti aderenti al ‘movimento’ TQ. E sono temi per cui mi è stato esplicitamente rivolto un invito – non sono salito forzosamente, come ho visto succedere talvolta in una stramba replica di certe trasmissioni tv, a bordo palco.

Cari amici, alcuni davvero sorelle e fratelli coetanei da cui ho imparato e imparo molto, è stato un errore, un triste smacco strategico non vedere nessuna proposta ufficialmente firmata TQ in quell’occasione. Con l’eccezione di Alessandro Raveggi, che comunque non avrebbe parlato, non ho neppure visto altri TQ fra il pubblico (ovviamente se mi sbaglio chiedo scusa in anticipo agli interessati). Ma come è possibile? Un movimento di ‘lavoratori della conoscenza’ il cui acronimo afferisce anche all’identità anagrafica – e sappiamo tutti quanto oggi essere nati dopo un certo anno sia una cruciale questione politica! – non prova in alcun modo a interagire con un progetto di raccolta di idee lanciato da un sindaco di 37 anni, messo in piedi in gran parte da under 30 con risorse autonome o volontaristiche, capace a dispetto di ogni snobismo applicato o ricevuto di attrarre l’attenzione del paese su faccende importanti come il rinnovamento della classe dirigente, il controllo e il buon uso democratico della tecnologia, la centralità dell’innovazione come propulsione dell’economia, e un gruppo di intellettuali attenti e desiderosi di ‘fare politica’ non prova nemmeno a interloquire?

Io so che è un momento difficilissimo in un anno difficile, e molti TQ sono impegnati altrove. Ma Big Bang, come si è visto dalle reazioni e dalla partecipazione, era rilevante, qualunque cosa si pensi. So pure che molti aderenti a TQ considerano Renzi e il gruppo di Big Bang Italia un avversario – propugnatore di idee ‘neoliberiste’, populista, compromesso, addirittura ‘sessista’ e ‘classista’. Io detesto il populismo, e credo che il più formidabile giovane del Partito Democratico sia il cinquantacinquenne Stefano Boeri, assessore alla cultura del Comune di Milano. Tuttavia alla Leopolda ho visto migliaia di persone attente, per ore, ad ascoltare proposte di varia intensità e qualità. Ho visto una star della politica della mia età, o poco più vecchio, ascoltarle quasi tutte, e accoglierle e dargli spazio – con un’attenzione mediatica impressionante. C’erano persone di mezza età, professionisti, impiegati, giovani genitori e moltissimi bambini. C’era una parte consistente del meglio di questo paese, lì oppure in collegamento diretto. E con tutti i difetti che possiamo trovargli, che dobbiamo trovare, per me questo è l’opposto dell’inferno marcescente cui siamo abituati da troppi anni, e per me è ragione sufficiente per andare a vedere, proporre, criticare, verificare. Che non ci fosse alcuna presenza di TQ è per me incomprensibile, e vorrei capirci di più: distrazione, sottovalutazione, attendismo, o sovraccarico? Gli intellettuali liberi dovrebbero dialogare e formare il nerbo di un’èlite responsabile, e Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di un’èlite responsabile. Il posto di TQ dovrebbe essere laddove si discutono le idee per migliorare la vita pubblica del presente – e di conseguenza i tanti futuri privati. Auspico che nascano contatti e possibilità di lavoro comune, perché le 100 proposte emerse sono davvero un bene comune, tutto da migliorare. Il mio suggerimento è che i gruppi di intellettuali – non solo TQ, dunque – lavorino insieme per legittimare le primarie di coalizione, magari cominciando a individuare obiettivi comuni da perseguire con strumenti diversi, e inaugurando un patto di lealtà – e i mezzi per farlo rispettare – a chiunque si candidi. Vendola, Renzi, Bersani, Serracchiani, Bindi sono tutte persone di qualità: un progetto solo, però, funzionerà meglio degli altri. Il XXI secolo ha aspettato fin troppo, e non è più tempo per vecchi e giovani fuochisti che aizzano il conflitto permanente: l’Italia va rifatta, e ha bisogno di una foga di cervelli.