Attualità

Carlo Cracco oltre la tv

Con MasterChef è diventato il cuoco per antonomasia, il primo a fare il salto dai fornelli alla tv. Che ne sarà di lui (e di noi) ora che ha deciso di lasciare lo schermo.

di Mattia Carzaniga

Video killed le star dei fornelli? Ma come, non erano stati loro, i masterchef, a risollevare l’intrattenimento televisivo degli ultimi anni? Non ci avevano convinti del fatto che diventare cuoco fosse il nuovo “voglio fare la velina”, che l’impiattamento fosse meglio del varietà del sabato sera, che la curcuma fosse più interessante di una puntata di Ballarò? E invece ecco il comunicato stampa che sancisce la fine di un’epoca: Carlo Cracco lascia MasterChef Italia, ho bisogno di una pausa dice, ho nuovi progetti (leggi: il ristorante nella nuova super location, la Galleria Vittorio Emanuele di Milano), ma soprattutto: voglio tornare ad essere un bravo (il più bravo) chef, e basta. Perché uno può anche essere un cuoco con tutte stelle nella vita, ma, quando la polvere di stelle supera quelle Michelin, allora forse era vero l’anatema dei detrattori: ormai voi spignattatori di lusso non siete altro che semplici soubrette.

Carlo Cracco è quello che ci ha rimesso più di tutti: è la maledizione di chi arriva prima. Mai intuizione era stata più fruttuosa: sono un divo della cucina, perché non diventarlo anche della televisione? La direzione artistica di una brigata di sous-chef sarà tanto diversa dalla direzione artistica di uno show? Cracco è stato l’iniziatore e i colleghi l’hanno seguito, intravedendo uno spiraglio di luce nel mestiere più alienante del mondo: ore e ore tutti i giorni davanti a casseruole e abbattitori, gli orari completamente sballati, impossibile uscire la sera anche solo per un cinemino. Pensa se invece le serate vengono aperte da un tappeto rosso. Con l’aggiunta del ruolo di novelli salvatori della patria. Scrive Re Carlo nel suo comunicato appena diramato: «Credo che, insieme a Joe [Bastianich], Bruno [Barbieri] e Antonino [Cannavacciuolo] in questi anni siamo stati capaci di trasmettere a un pubblico sempre più numeroso e affezionato la passione e la cultura per il cibo e la cucina, oltre all’impegno che un mestiere come il nostro richiede ogni giorno». Come dire: siamo noi gli unici e soli guardiani della galassia gourmet, gli Alberto Angela della gastronomia italiana, i divulgatori-intrattenitori di un genere che oggi si è magnato (letteralmente) tutti gli altri.

Poi per Cracco sono arrivati gli ingaggi pubblicitari, le famose patatine costate molto care (io sono sempre stato dalla sua parte, sarà che le patatine sono la cosa più buona del mondo), le foto con le celebrity nostrane. Su Instagram posa accanto a Fedez, guardi il post e pensi: chi è oggi la vera star, tra i due? Del resto, mica lo chiamerebbero come volto di qualsiasi cosa, se oggi il cuoco non fosse considerato al pari di una diva L’Oréal. Da un bel pezzo gira lo spot di un celebre marchio di arredamento, protagonista il solito Cracco che parla della sua casa ideale: «il mio bagno», «il mio living» e solo in ultima battuta «la mia cucina». Saranno stati dei copy molto furbi (e involontariamente un po’ stronzi) a mettergli in bocca questo copione fin troppo rivelatore.

Lapo Elkann Inaugurates Garage Italia Customs

Il vero parlamento del nostro paese resta la televisione, vuoi mettere essere il capo della Cucina dei Famosi? Il tizio che, col tempo, scatena sempre più polemiche (quello è il bello, lui l’ha capito da subito), ma essendo il primo chi mai può sbatterlo fuori? Sarà lui – come difatti è successo – a ritirarsi, basta Maria io esco, devo tornare a tagliare un rombo. Certo, lo fa nel momento migliore: può ancora dire «sono io, tv, che lascio te: mica il contrario». Lo fa nel momento in cui è un volto noto a tutti, non solo ai pochi privilegiati che passano dal suo leggendario tavolo nascosto in cucina. Lo fa nel momento in cui è autore di libri di successo, faccia appunto richiestissima dalla pubblicità, anzi di più: praticamente un’antonomasia. «Chi ti credi di essere, Carlo Cracco?» è ormai uso comune nel nostro lessico famigliare, quando sfotti l’amico che per cena ti ha preparato quenelle di baccalà mantecato con pachino confit e spolverata di liquirizia – il pistacchio di Bronte questa settimana l’avevano terminato, nel negozio bio sotto casa.

Il pubblico ringrazia («Grazie a te ho scoperto che nella carbonara ci va il guanciale!»), i colleghi sono da sempre un misto di rosicamento e – a notizia ancora fresca – di “noi lo sapevamo”. Mi dissero due cuochi tristellati qualche tempo fa: «Chi fa il nostro mestiere non deve stare davanti alle telecamere: deve stare dietro ai fornelli». Sottotesto: se Cracco ha orecchie per intendere. Dunque cosa succederà ora che Re Carlo ha annunciato il suo non-ritorno nella squadra di MasterChef Italia? Potrebbe accadere come in Beautiful quando se n’è andato Ridge Forrester l’originale, cioè Ronn Moss: certamente troveranno un rimpiazzo, ma sarà la stessa cosa? Oppure si inventeranno nuovi format: i cuochi torneranno a fare i cuochi, e – dopo tate, arredatori, addestratori di cani – verrà il turno delle sartine cinesi. E fare l’orlo ai pantaloni diventerà la cosa più cool su tutti i canali della repubblica.