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Black Friday

Un affare per chi compra e chi vende. Una tradizione. Un giorno di shopping selvaggio al di là dell'etichetta (ma non troppo). Tutto quello che volevate sapere sul venerdi più atteso negli Usa. Che non è più solo un venerdi.

di Marta Casadei

Oggi è venerdi, ma non un venerdi qualunque. Almeno negli Stati Uniti. È infatti il famosissimo Black Friday, giorno che per tradizione segue il Thanksgiving Day, festa del Ringraziamento per i cittadini dei Cinquanta Stati, e che apre la stagione dello shopping natalizio.

Il Black Friday è un appuntamento che il resto del mondo non ha e, se non invidia, almeno guarda con curiosità: non solo per una questione di opportunità – in paesi come l’Italia, fatta eccezione per ribassi occasionali che oggi possono essere fatti dai singoli negozi, i saldi arrivano dopo Natale, costringendo chi compra i regali a farlo a prezzo pieno –, ma anche perché si tratta di un rituale vero e proprio. Finita la cena del Ringraziamento – quella che abbiamo visto mille volte nei film e nei telefilm, a base di tacchino al forno, salsa di mirtilli e purè di patate dolci, per citare solo tre capisaldi del menù made in Usa per il Thanksgiving – gli americani non si crogiolano sul divano scartando pacchetti o facendo zapping (qualcuno sì, ovviamente), ma escono a caccia di sconti affollando strade e negozi –, creando lunghe code di fronte agli ingressi ancora sbarrati dei megastore – e rimpolpando i conti di quegli stessi negozi.

Proprio a questo il Black Friday deve il suo nome: c’è chi fa derivare quel “nero” dal traffico caotico che affiggeva Philadelphia – città che, secondo la tradizione, avrebbe battezzato il primo giorno di saldi – negli anni Sessanta. E chi lo lega ai commercianti e al loro registro che, proprio quel venerdì, era solito passare dal rosso (colore del debito per eccellenza) al nero, a segnalare i conti in attivo. Tutto merito degli incassi. Che la natura del Black Friday come “ricorrenza” sia al 100% commerciale non è un mistero per nessuno; ad essere meno noti, forse, sono i legami, nemmeno troppo nascosti, che il Ringraziamento ha con il mondo degli acquisti. I maggiori negozianti degli Stati Uniti – uno su tutti: Macy’s – fin dai primi anni del XX secolo usavano sponsorizzare le celebri parate del Thanksgiving per aprire la stagione dello shopping natalizio con una forma di pubblicità in grande stile. Nel 1939, pare proprio dietro pressione dei retailer, l’allora presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosvelt decise di anticipare il giorno del Ringraziamento di una settimana, portandolo all’ultimo giovedi di novembre, per allungare il periodo dedicato allo shopping pre natalizio.

Sul piano delle strategie commerciali il Venerdi Nero è fondamentale: gli sconti rappresentano un potente agente accelerante. Ed è un’occasione che i retailer devono sfruttare al massimo. Proprio in quest’ottica moltissimi rivenditori hanno scelto via via di anticipare la tradizionale apertura delle 6 del venerdi mattina (con tanto di persone accampate fuori dalla porta dei negozi tutta la notte) portandola addirittura alla sera del giorno precedente, il Thanksgiving. Nel 2010 è stato il gigante del settore giocattoli Toys’R Us ad anticipare l’opening alle 22 del giovedi sera, con tanto di confezione di pastelli gratis per tutti i visitatori, fino a esaurimento scortane. Nel 2011 anche Walmart ha aperto i propri negozi la sera del Giorno del Ringraziamento, sempre alle 22, per anticipare alle 20 l’anno seguente (subito imitati dai diretti competitor Sears e Kmart).

Non in tutti gli Stati, tuttavia, è permessa l’apertura dei negozi il giorno del Ringraziamento: quella che in gergo è chiamata “Blue Law”, infatti, impedisce l’attività commerciale nei giorni di festa ed è attiva in Massachusset, Rhode Island e Maine. La motivazione è semplice: la norma permette anche ai dipendenti di negozi e centri commerciali di passare le festività rilassandosi in famiglia. Gli acquisti, insomma, possono essere rimandati ad un’altra occasione.

Il 2013, in termini di strategie commerciali legate al Black Friday, è un anno ibrido: molti rivenditori hanno deciso di anticipare le vendite al giorno del Ringraziamento programmando le aperture addirittura nel pomeriggio – e inaugurando la tradizione di quello che tutti già chiamano Black Thursday. Per citare qualche esempio, Toys ‘R Us ha scelto di aprire alle 17 del pomeriggio del Thanksgiving; Walmart e Best Buy alle 18;  JCPenney, Kohl’s, Macy’s, Sears e Target alle 20. Kmart ha deciso di dare il via alle vendite scontate addirittura alle 6 di mattina del giorno del Ringraziamento e di rimanere aperto per 41 ore consecutive, fino alle 23 del Black Friday. Una vera e propria lotta a colpi di promozioni che deve fare i conti, quest’anno, con previsioni sui generis: se la National Retail Federation (Nrf) ha comunicato che , nonostante sia prevista una forte ondata di maltempo (con neve e pioggia) in parte degli Usa, circa 140 milioni di persone si recheranno nei negozi per fare acquisti, incrementando gli  incassi su base annuale del 3,9 per cento e portandoli a 602 miliardi di dollari, la società di ricerca Nielsen segnala la possibilità di un calo delle vendite nei negozi fisici a favore dello shopping online. Secondo Nielsen, infatti, il 46% delle persone prevede di comprare via Internet (+ 30% rispetto agli e-shopper del 2012).

La lotta, dunque, non è solo tra rivenditore e rivenditore, ma anche tra dimensione reale e dimensione virtuale. Se negli ultimi anni gli acquisti online erano riservati al cossiddetto Cyber Monday (chi era troppo impegnato per andare a fare shopping nel weekend del Ringraziamento finiva per approfittare degli sconti online una volta rientrato in ufficio il lunedi), le piattaforme di e-commerce hanno deciso di sfidare i retailer fisici attraversando non solo le frontiere temporali (e quindi anticipando gli sconti di qualche giorno), ma valicando anche i confini nazionali. L’esempio più calzante è quello di Apple che, da due anni, ha esteso il Black Friday agli utenti dell’Apple Store di tutto il mondo, Italia compresa, offrendo sconti sul prezzo di alcuni prodotti (l’iPhone non è uno di questi) e spedizione gratuita.

Un’altra caratteristica chiave del Black Friday è il comportamento della clientela a caccia di sconti. Più di un telegiornale locale (e nazionale) ha restituito immagini di corse folli all’aprirsi delle porte dei negozi, battibecchi tra clienti che volevano aggiudicarsi lo stesso prodotto a prezzo ridotto. Questo video trasmesso dalla CNN rende molto bene l’idea.

La febbre da sconti – converrete, specialmente dopo aver visto il video – porta spesso a comportamenti al limite della decenza e, a volte, anche oltre quello della legalità: nel 2011 una donna decisa ad accaparrarsi un prodotto tecnologico non meglio specificato da Walmart a Porter Ranch, nella San Fernando Valley (California), ha utilizzato uno spray urticante al peperoncino nel tentativo di mettere ko la concorrenza. E ha mandato all’ospedale ben 20 persone. Nel 2012 a Tallahassee, in Florida, due persone sono state ferite a colpi di pistola nel parcheggio di un Walmart. Casus belli della sparatoria: un parcheggio conteso, nulla i più banale. Senza andare ad approfondire i (molti, ahimé) casi di rilevanza penale che caratterizzano ogni Black Friday, il sito americano Fashionista.com ha elaborato una sorta di “etichetta da Venerdi Nero” pensata per scongiurare scene “disumane” all’interno degli store. Una lista (che trovate qui ) di otto semplici regole per mantenere una condotta composta, da professionisti dello shopping. A suggerirle è Mark Ellwood, autore del libro Bargain fever: how to shop in a discounted world manuale che individua le cause della mania da shopping scontato e aiuta a gestire quella che può a tutti gli effetti diventare una dipendenza. Riguardo al Black Friday la lista di Elwood è chiara e severa: consiglia di saltare la sezione dedicata ai prodotti tecnologici, fare una lista e concentrarsi sull’acquisto di prodotti utili come, per esempio, un bel cappotto.

Immagine tratta da Digitaltrends.com