Attualità

Ben, l’attore

Affleck, ormai acclamato regista nelle sale con Argo. Ma ve lo ricordate davanti alla cinepresa? Parabola (discendente) dell'ex belloccio d'America.

di Federico Bernocchi

Da qualche settimana è uscito anche nelle nostre sale cinematografiche Argo, terzo film da regista di Ben Affleck. Pur scontrandosi con titoli di forte richiamo per il pubblico come The Twilight Saga – Breaking Dawn Part 2 e lo schiacciasassi SkyfallArgo ha avuto un buon riscontro al botteghino, ma soprattutto ha convinto gran parte della critica. Il dato interessante infatti è che Ben Affleck è ormai considerato a tutti gli effetti un Autore del cinema americano moderno. Questo è il suo terzo titolo: il primo è stato l’inatteso successo di Gone Baby Gone, film del 2007, interpretato dal fratello Casey e tratto da un libro di Dennis Lehane, lo stesso autore da cui Clint Eastwod ha tratto Mystic River e Scorsese il suo Shutter Island. Tre anni dopo, nel 2010, è uscito The Town, ottimo film di rapina dal taglio più che classico. Ancora una volta la fonte originale è un libro, Il Principe dei Ladri di Chuck Hogan, e ancora una volta il film è ambientato a Boston, città natale del regista che questa volta decide anche di interpretare la parte del protagonista.

I complimenti della critica riservati a Gone Baby Gone diventano dei veri e propri elogi e Ben Affleck comincia a farsi una nuova fama. Perché la questione è questa: Ben Affleck prima di diventare uno dei vostri registi preferiti, era uno dei vostri attori più odiati o quantomeno più dileggiati. L’innegabile talento registico di Affleck ha avuto il principale merito di regalargli una seconda giovinezza artistica, facendolo passare da reietto di Hollywood a uno dei nomi più caldi del momento. Tentiamo però di non farci prendere da facili entusiasmi passeggeri e facciamo qualche passo indietro, tentando di ricordarci per quale motivi Affleck per anni è stato considerato quasi unanimemente un bidone, un attore di second’ordine.

La sua carriera inizia a metà degli anni Novanta, con quello che allora era l’indiscusso padrino del cinema indipendente americano. Kevin Smith gli affida un piccolo ruolo in Generazione X e quello principale in In Cerca di Amy. Ben è un bel ragazzone dalla mascella volitiva e, pur non ricordando nel fisico il classico modello del protagonista del cinema indie (quello che oggi è un Michael Cera), comincia a farsi strada. La svolta la ottiene nel 1997 quando con l’amico di una vita Matt Damon scrive e interpreta Will Hunting – Genio Ribelle, opera che segna l’avvicinamento dell’Autore Gus Van Sant a un cinema molto più mainstream che, come abbiamo più volte detto, prende temi “indipendenti” e li traghetta in una forma accessibile al grande pubblico. Damon e Affleck sono i nuovienfants prodiges del cinema statunitense: sono giovani, bellocci e bravi. Si parla delle loro love story (Claire Danes e Minnie Driver per Damon, la bellissima Gwyneth Paltrow per Affleck) della loro amicizia e del loro talento. Ma mentre Damon viene ingaggiato da Spielberg per Salvate il Soldato Ryan, film che lo impone come attore versatile, capace di spaziare dal drama all’action, per Ben Affleck comincia una lenta quanto dolorosa discesa verso gli inferi.

Dopo un piccolo Sci-Fi Thriller piuttosto ridicolo, Phantoms (che non ha visto praticamente nessuno), lo ritroviamo nel suo Soldato Ryan. Nel 1998 Michael Bay lo vuole per Armageddon – Giudizio Finale. Da queste parti Bay è visto con estrema simpatia, ma il suo stile fracassone, impunemente fanciullesco non ha mai convinto la maggior parte della critica ufficiale che, come ancora oggi si diverte a relegare i suoi film come giocattoli senz’anima, all’epoca si scatenò sbertucciando le doti attoriali del povero Ben.

Il passo successivo fu Shakespeare in Love, film all’epoca incredibilmente elogiato, che si portò a casa un quantitativo incredibile di Oscar, ma che oggi viene ricordato con un certo imbarazzo. Qui Affleck non fa tantissimo e a onor del vero è sicuramente più bravo della sua allora fidanzata Gwyneth e del protagonista Joseph Fiennes. Ciò detto, col senno di poi, la sua partecipazione a un film oggi visto come una svista, un errore di percorso per le grandi produzioni hollywoodiane, non depone certo a suo favore. Attore a cavallo tra mainstream e indie furbetto, lo possiamo ritrovare nel piccolo 200 Cigarettes in compagnia del fratello Casey e di Elvis Costello e, ancora una volta, insieme all’amico Matt Damon in Dogma, pasticcio di satira religiosa a firma Kevin Smith. Tutti questi film, se si escludono i buoni risultati al botteghino di ArmageddonShakespeare in Love, non convincono mai fino in fondo la critica e non ottengono dei risultati soddisfacenti dal punto di vista economico.

A questo punto il nostro Ben decide di sfruttare fino in fondo la carta del belloccio e si lancia nel dorato mondo delle rom com. Il risultato è la terrificante doppietta Piovuta dal CieloBounce, al fianco rispettivamente di Sandra Bullock e della Paltrow. Anche in questo caso i film non incassano quanto sperato e il nostro ne esce ammaccato. Nel 2001 lo richiamano ancora una volta sia Michael Bay per Pearl Harbor, sia Kevin Smith per il metacinematografico Jay & Silent Bob… Fermate Hollywood! Il primo viene ancora oggi preso come termine di paragone quando in una discussione si utilizza (l’orribile) termine “americanata”. Il secondo ha il merito di trasformare i dubbi che in molti cominciavano a nutrire sull’effettivo talento di Kevin Smith in orribili certezze. A questo punto possiamo serenamente dire che la carriera da attore di Ben Affleck non era tra le più spumeggianti ma, nonostante le scelte sfortunate, nonostante i flop più o meno annunciati, le cose da dire riguardo al nostro eroe sono due. La prima è che comunque continua a lavorare; certo, i titoli all’anno diventano via via sempre meno, ma il telefono continua a squillare. L’altra cosa, la più importante, è che non s’è ancora raggiunto il fondo del barile.

Nel 2003, dopo una serie di filmetti gialli senza arte né parte, Ben Affleck sale sul carrozzone dei cinecomics. La scelta cade però su uno dei film più brutti mai tratti da un fumetto. Il titolo è l’orrido Daredevil di Mark Steven Johnson, un criminale che anni dopo riuscirà incredibilmente a fare di peggio con Ghost Rider. Qui Ben Affleck interpreta l’avvocato non vedente Matt Murdock che nottetempo veste i panni di Diavolo Rosso, giustiziere di Hell’s Kitchen. Il film è una vera e propria tragedia: oltre ad aver avuto la colpa di aver lanciato a livello planetario gli Evanescence, uno dei peggiori gruppi della Storia della Musica, Daredevil è una delusione sotto ogni punto di vista. E obiettivamente Ben Affleck, in tutina di pelle rossa aderente che salta da un palazzo all’altro per poi trasformarsi nel re del foro di giorno, è molto poco in parte.

Sempre nello stesso anno, nella ricerca di una nuova identità come action hero, Affleck si affida alle mani di John Woo, regista super star hongkonghese che stenta a trovare una propria identità negli Stati Uniti. La loro unione darà vita a Paycheck. Non solo il film è anche in questo caso difficilmente difendibile, ma Affleck interpreta la parte di un genio matematico cosa che, data la sua aria da “bamboccione”, fa scattare a tutti il pilota automatico per una serie di battute ben poco rispettose. Ma il peggio, incredibilmente, deve ancora arrivare.

Finita la storia d’amore con la Paltrow, Ben decide di cambiare genere di donna e nel 2002 si fidanza con Jennifer Lopez. La storia tra i due, a quanto riportano i tabloid dell’epoca, è burrascosa e, sempre a voler sentire le indiscrezioni dell’epoca, Ben comincia ad avere qualche problema con la bottiglia. I due però se la intendono dal punto di vista artistico e insieme decidono di imbarcarsi in un’impresa che avrà orribili conseguenze. Si affidano al regista Martin Brest, lo stesso di Vi Presento Joe Black, per Gigli, uscito da noi con il titolo di Amore Estremo. Il film diventa una sorta di barzelletta per tutta Hollywood: costato 75 milioni di dollari, nel primo weekend di programmazione ne incassa solo 4 e si aggiudica, praticamente senza concorrenza, la palma come peggiore film dell’anno, se non del decennio. Tutti, dai giornali ai vari Late Night Show, si scatenano in una serie di prese in giuro piuttosto pesanti e i Razzie Award pongono la ciliegina sulla torta. Oltre a realizzare il primo Grande Slam per i Razzie (6 razzies vinte su 9 candidature), Gigli viene eletto come “peggior commedia dei primi 25 anni di vita dei Razzie”. Ma non finisce qui: la pellicola riesce a mettere fine al rapporto tra i due attori e fondamentalmente fa appassire per un lungo periodo la carriera di Ben Affleck. Ormai considerato quasi all’unanimità il peggior attore della sua generazione, deva aspettare fino al 2006 per ritrovare la propria strada.

L’occasione gli viene servita da un film dal taglio piuttosto televisivo, ma che col tempo s’è guadagnato un po’ d’attenzione. Parliamo di Hollywoodland, doloroso biopic di George Reeves, il primo sfortunatissimo Superman televisivo. Ben Affleck ha la “fortuna” di sentire molto vicino il personaggio di un ex divo, dimenticato dal pubblico e con qualche problema d’alcolismo e ne esce un’interpretazione riuscita che gli frutta, nello stupore generale, la Coppa Volpi come Miglior Attore al Festival di Venezia. Grazie a questo ruolo Affleck sembra aver concluso il suo periodo in purgatorio e si riguadagna un po’ di fiducia nel mondo dello spettacolo. Ma forse i tanti insuccessi e le troppe delusioni lo portano ad accantonare la carriera da attore per sperimentare quella da regista. Il resto, fortunatamente per noi e per lui, è storia.