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Vivere e scappare dalla Corea del Nord

Hyeonseo Lee nasce nel 1983 in Corea del Nord, allora guidata da Kim il-Sung (scomparso nel 1994 ma dal 1998 in carica come “Presidente Eterno”), e come molti concittadini impara sui banchi di scuola le basilari nozioni di nazionalismo: qual è il nome del nemico (in questo caso America e Giappone e Corea del Sud), e quale la nazione dei giusti, in cui aspirare a vivere per sempre e di cui essere fieri. Hyeonseo non fa differenza rispetto alla massa, per lei la Corea è grande e Kim il suo profeta.

A poco a poco, negli anni, le cose cambiano. C’è un punto di rottura, netto: la scoperta delle reali condizioni di vita di una famiglia durante la carestia che colpì il paese nei primi anni ’90. Altri eventi si accumulano, e nel 1994 Hyeonseo riesce a scappare. Va prima in Cina, ospitata, ancorché clandestina, da alcuni parenti, e dopo dieci anni costellati da costanti, enormi rischi di rimpatrio e prigione, tortura, esecuzione pubblica, riesce a entrare a Seoul.

Dopo altri anni e vicissitudini, la storia di Hyeonseo Lee ha un happy ending per nulla scontato, e lei riesce a riunirsi alla sua famiglia dopo una serie di arresti e salti nel vuoto. Oggi Hyeonseo studia in Corea del Sud alla Hankuk University of Foreign Studies ed è un’attivista per i diritti dei rifugiati nordcoreani. Questa è la sua storia come l’ha raccontata alla Ted Conference di Long Beach, California, nel febbraio 2013.

 

 

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