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Stranezze delle elezioni a Singapore

Venerdì 11 settembre Singapore andrà al voto per eleggere il suo Parlamento. Votare è obbligatorio per tutti i cittadini: a chi non lo fa tocca pagare 50 dollari.

Quello di Singapore è un sistema politico piuttosto particolare. Bloomberg Business ha elencato qualche stranezza di queste elezioni, indette tre mesi fa quando il Parlamento si è sciolto a causa delle lamentele dei cittadini su immigrazione e rincaro del costo della vita. Alcune sono molto divertenti.

Cominciamo dalla “multa” a chi non vota. Non si tratta, tecnicamente di una multa, ma di una somma da versare per riacquistar il diritto al voto — riservato a chiunque abbia compiuto 21 anni ma molto facile da perdere. Basta infatti non presentarsi una sola volta alle elezioni senza un valido motivo (ad esempio la nascita di un figlio) per vederselo revocare. Il diritto si può poi “riacquistare” pagando 50$ di Singapore (circa 35$ americani).
Per la prima volta si voterà per ogni singolo seggio in Parlamento, e i votanti raggiungeranno la cifra record di due milioni e mezzo.

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A Singapore lo stesso partito è al potere da sempre: nonostante la scomparsa del suo storico leader Lee Kuan Yew, che ha guidato il paese fin dall’indipendenza del 1965, il People’s Action Party dovrebbe essere certo della vittoria. Questo non significa però che non esistano altri partiti, anzi il numero è in costante aumento. Però restano tutti all’opposizione.

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Altra particolarità: la campagna elettorale dura solo nove giorni, il minimo richiesto dalla costituzione. Pochi, pochissimi se rapportati alle abitudini italiane o americane.

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Infine è proibito per legge ai candidati farsi vedere sul palco insieme ai cantati “Getai”. Si tratta di un genere di spettacolo musicale molto popolare in Asia, e in paesi come India o Indonesia è comune invitare gli artisti ai comizi politici. Non a Singapore, dove peraltro i raduni politici all’aperto possono svolgersi solo nelle aree designate.