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Putin vieta le parolacce in Tv

Dal primo luglio l’uso di parolacce in libri, cd e film sarà vietato in Russia. A deciderlo è stato Vladimir Putin, che lunedì 5 maggio ha firmato una legge secondo cui tutte le manifestazioni artistiche contenenti il turpiloquio saranno soggette a multe. Mentre le opere già in circolazione verranno dotate di un’apposita etichetta che avvisi i cittadini sulla volgarità del linguaggio utilizzato.

Come spiegato da David Remnick in un articolo sul New Yorker, la nuova legge ruota attorno ai quattro pilastri del mat, una parola russa utilizzata per indicare un linguaggio particolarmente osceno. Per pilastri si intendono quattro parole che, dal primo luglio in poi, rappresenteranno la bestia nera di qualsiasi artista intenzionato a inserirle nelle sue opere: si tratta di khuy (cazzo), pizda (stronzo), ebat’ (fottere), and blyad (puttana). Violare le nuove regole linguistiche significherà andare incontro a una multa dai 56 ai 70 dollari, mentre i funzionari potranno essere multati dai 112 ai 140$ e le imprese da 1.117 a 1.396$. Le sanzioni saranno aumentate in caso di reiterazione del reato.

Anche se la legge non è retroattiva, è interessante analizzare che, se fosse stata applicata nel 1834, avrebbe potuto multare persino una poesia di Lermontov, intitolata Una vacanza a Peterhof. Mettendo un attimo da parte il poeta, è comunque vero che in passato il linguaggio mat era giudicato in modo molto negativo: a utilizzarlo erano soprattutto i prigionieri e gli uomini della classe operaia. Si diceva che “se una donna parla in mat, allora le ferite di Cristo si riaprono”. Ma con l’arrivo degli anni ’90 l’utilizzo del mat è diventato sempre più libero e comune. Finché Putin ha deciso di bollarlo come espressione di una malsana occidentalizzazione della cultura russa.

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