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L’app che mappa gli homeless di New York

David Fox è un programmatore che ha studiato filosofia e informatica alla Binghamton University, Stato di New York. Lo scorso 5 agosto Fox ha lanciato NYC Map the Homeless, un’app che permette di caricare foto dei senzatetto che si trovano per le strade della Grande Mela, accompagnate dal tag della loro posizione. In altri termini, l’app serve a geotaggare i senzatetto. Il successo avuto dall’idea – 200 mila download in pochi mesi – ha generato diversi dibattiti. Per Fox il suo scopo è nobile: «l’app vuole di aiutare i senzatetto incoraggiando le persone a non passare semplicemente oltre».

A raccontare la vicenda di Map the Homeless è The Awl, sottolineando alcune delle criticità principali dell’app. La privacy, ad esempio, dato che sui suoi server sono state caricate più di 15 mila foto di sconosciuti. Alle accuse di Lindsey Davis, direttore del reparto crisi del Coalition for the Homeless, ha criticato Fox sostenendo che la sua creazione «rende più difficile» il lavoro dei volontari, Lo startupper ha risposto dicendo che «questa gente dorme per strada, non credo sia produttivo preoccuparsi per la privacy in occasioni del genere».

Homelessness At Highest Level In NYC Since Great Depression

A dispetto dell’idea originaria di Fox, l’utilizzo dell’app è stato variegato, come dimostrano alcuni tag utilizzati dagli utenti per insultare i mendicanti. Il che ha portato molti ad interrogarsi sull’effettiva utilità dell’applicazione. Ed Mullins, presidente della Sergeant’s Benevolent Association (una divisione della polizia di New York), ha inviato una nota a tutti gli account di Map the Homeless spiegando come un buon utilizzo del mezzo serva non a umiliare gli homeless, quanto piuttosto a mettere sotto gli occhi di tutti il cattivo operato dell’amministrazione cittadina, incapace di aiutare adeguatamente quella che sta diventando una fetta importante della sua popolazione (arrivata al 7% durante l’amministrazione De Blasio).

Fox, che recentemente ha aggiunto una funzione di “clustering” all’app che permette di passare in rassegna determinate aree, ha inoltre dichiarato a The Awl: «So che tanta gente può utilizzare l’app per offendere queste persone, ma grazie a questa siamo già stati capaci di mettere in contatto diversi senzatetto con case di accoglienza. È un piccolo risultato, ma importante».