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La stretta del Vietnam sul web: vietato parlare di politica online

In un periodo in cui i titoli di cronaca nera in tema di libertà digitale – se così vogliamo chiamarli – sono monopolizzati dallo scandalo delle intercettazioni operate dalla NSA americana e dal vaso di Pandora che hanno scoperchiato, nel mondo la censura su Internet continua a essere un problema quotidiano per milioni di persone.

In Vietnam, nello specifico, il governo ha recentemente ratificato il decreto 72, una norma che proibisce di fatto di trattare temi politici e di attualità sulla Rete. Sarà consentito condividere con l’utenza «informazioni di carattere personale» – si legge nel testo della nuova legge – ma attenzione, perché occuparsi di «affari correnti» o contenuti giudicati «sensibili» sul piano della sicurezza nazionale costituirà un reato punibile col carcere.

Le autorità vietnamite proibiscono anche alle compagnie straniere di utilizzare server al di fuori dei confini del paese, così da poter intensificare i controlli e il filtraggio di dati. Una certa indeterminatezza nello stabilire le pene, peraltro, lascia nelle mani dell’accusatore la possibilità di interpretare più o meno duramente la norma.

Attivisti e diverse organizzazioni hanno protestato contro la scelta del premier Nguyen Tan Dung, impegnato a inasprire i controlli sul web dal 2011. Nel rapporto di quest’anno di Reporter senza frontiere, non a caso, il suo paese si è classificato al 172esimo posto su 179 nazioni per libertà di fruizione dei contenuti su Internet.

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Nell’immagine: una parata ad Hanoi, la capitale del Vietnam.