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La logistica del pellegrinaggio annuale alla Mecca

Uno dei cinque pilastri di un musulmano praticante è l’hajj, annuale pellegrinaggio alla Mecca, che si svolge tra l’ottavo e il dodicesimo giorno del Dhu al-Hijjah, l’ultimo mese del calendario lunare islamico. Nonostante l’hajj debba essere completato almeno una volta nella vita, l’obbligo ricade solamente su coloro che possono, fisicamente e economicamente, farsi carico del viaggio, molto dispendioso da entrambi i punti di vista.
L’hajj di quest’anno comincia oggi, 23 settembre, e si concluderà tra quattro giorni, quando più di due milioni di musulmani arriveranno in Arabia Saudita da 183 paesi diversi.

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I problemi strutturali dell’haj sono diversi ed alcuni anche molto difficili da risolvere. Quest’anno la temperatura sarà la più alta degli ultimi vent’anni (circa 45 gradi centigradi), il che complicherà gli spostamenti intorno la città della Mecca. Inoltre, nell’ultimo anno in Arabia si sono riscontrati oltre 100 casi di virus mortali e le guerre in Yemen, Siria, Libia e Iraq rendono la logistica del pellegrinaggio ancora più complicata.

Eppure, questa haj potrebbe essere una delle più tranquille di sempre. Perché? A spiegarlo è l’Economist, raccontando che da quando negli anni il numero di partecipanti è cresciuto, un apposito ministero ha cercato di ridurre drasticamente le ammissioni all’haji, imponendo delle quote al numero di pellegrini di ogni paese, che devono inoltre fornire prove della loro vaccinazione contro malattie facilmente trasmissibili. È stato inoltre aumentato il numero di poliziotti impiegati, che ora è di 100 mila unità, necessari per gestire le possibili tensioni tra sunniti e sciiti.

Le autorità musulmane hanno speso miliardi in infrastrutture per rendere più sicuro il pellegrinaggio (costruendo ponti pedonali e tunnel antincendio), e implementando sistemi logistici per gestire il flusso di persone. Il governo ha costruito 25 nuovi ospedali, mentre la Mezzaluna Rossa gestirà 69 centri medici. Anche l’accoglienza è stata migliorata per dell’arrivo dei fedeli. «La Mecca, così come Medina, sono nate per essere santuari, non città» ha dichiarato Sami Angawi, architetto a capo dell’Haj Research Center.