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La fatwa contro la casa editrice italiana

È toccato anche a noi. Qualcuno si ricorda della Danimarca, e della condanna a morte lanciata sugli autori ed editori del Jyllands-Posten? La colpa del quotidiano consisteva nell’aver pubblicato dodici vignette su Maometto. A distanza di sei anni, la fatwa di un ayatollah iraniano cade sulla piccola casa editrice “Anordest“, rea di aver pubblicato e distribuito in Italia il libro I fiori del giardino di Allah, scritto da Attar Farid al-Shahid. Il libro ripercorre 1400 anni di storia dell’islamismo sotto la lente dell’ironia, raccontano da Anordest, ed è semplicemente questo che ha fatto scattare la condanna; al-Shahid, d’altronde, è uno pseudonimo, e sconosciuta è la reale identità dello scrittore e del traduttore dall’arabo.

Il volantino è stato rinvenuto in ambienti islamici a Milano, stampato in doppia lingua, arabo e italiano. Il comandante della Digos trevigiana Nicolò D’Amico ha posto sotto protezione la casa editrice, oltre alle varie librerie che distribuiscono il libro su territorio nazionale.

Questa la sinossi di I fiori del giardino di Allah tratta da ibs.it:

“Attar Farid al Shahid, quasi certamente è uno pseudonimo. Il vero nome dell’autore (o dell’autrice?) di questa sorprendente storia, per sua volontà, resterà ignoto fino alla propria morte, mi dicono: soltanto due amici a Teheran e uno a Parigi lo conoscerebbero. Pare che abbia delle buone ragioni, l’autore, a voler restare sconosciuto, considerata l’aria che tira in Iran, dove si racconta che passi il tempo… a passare inosservato! Così come, finché saranno in vita, resteranno ignoti il nome del traduttore dall’arabo e quello dei numerosi ricercatori che hanno collaborato alla storica “caccia” dell’autore per rintracciare Abu Muwaihiba al-Akhir, l’ultimo testimone “oculare” degli eventi che nell’anno 632 d.C. determinarono secondo lui l’atroce morte del Profeta Maometto, percorrendo 1400 anni di storia, in Europa, in Asia, in Africa, tra gli scaffali di tutte le biblioteche, di tutti gli archivi pubblici e privati, perfino in tutti i grandi cimiteri, individuando i suoi 29 antenati che si sono trasmessi la terribile verità, di generazione in generazione, di padre in figlio, nel più assoluto segreto, fino ad arrivare a Lui, all’unico che conosceva il nome dell’Antico Assassino; a Lui, all’Ultimo Testimone oculare vivente: Abu Muwaihiba al-Akhir… rintracciato a Parigi, poi incontrato a Baghdad, poche ore prima della sua morte.” Un romanzo epico che con ironia risale i 1400 anni di storia musulmana sino a rintracciare il segreto di Maometto e dei suoi seguaci.