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Il problema del rifornimento di cibo a New York

Quando si pensa a New York – la Capital of the World, come amava chiamarla l’ex sindaco Rudolph Giuliani – l’ultima cosa che viene in mente è la mancanza di cibo. Eppure, come rivela il sito The Atlantic Cities, la megalopoli americana ha problemi strutturali nel sistema di produzione e consegna dei prodotti alimentari.

La situazione ha mostrato tutta la sua precaria fragilità l’autunno scorso, quando – di questi tempi – l’uragano Sandy ha colpito la costa orientale degli Stati Uniti. In quel periodo, l’assenza di scorte di combustibile e i frequenti blackout hanno reso un calvario la riapertura di mercati e supermercati della Grande Mela. Met FoodMarkets, una piccola catena di Lower Manhattan, ha dovuto attendere due settimane per tornare ai suoi ritmi di rifornimento naturali, che Sandy aveva reso impossibili a causa della chiusura di diversi ponti e sottopassaggi. «La gente può venire qui solo se è in grado di farlo», detta con le parole di Franklin Fernandez, responsabile di Met.

Anche se non è stata la prima volta che i newyorchesi sono stati colpiti da un evento simile (ci furono enormi blackout nel 1977 e nel 2003, nonché l’uragano Irene nel 2011), gli effetti di Sandy hanno avuto riverberi importanti sulla vita cittadina. Il motivo va ricercato innanzitutto nell’evoluzione della catena di rifornimento alimentare di New York: se fino agli anni Ottanta il Meat Packing District era il nodo nevralgico dell’industria alimentare, una zona interamente occupata da magazzini e centri di smistamento, oggi il cibo viene conservato a centinaia di chilometri di distanza, spesso fino in Pennsylvania.

Questo avviene perché le policy delle grandi aziende che gestiscono il flusso di prodotti alimentari negli States – si pensi a WalMart e Sysco – sono orientate a mantenere magazzini di dimensioni ridotte, al fine di far fronte soltanto alla domanda più immediata (una strategia anche conosciuta come “just-in-time”). Quando Sandy ha colpito la costa est, molti camion di rifornimenti sono rimasti intrappolati da strade e ponti inutilizzabili, rendendo così più difficoltoso l’approvvigionamento dei newyorchesi, che per queste scelte è diventato strettamente dipendente dallo stato delle infrastrutture e dalla regolarità del servizio.