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Il lavoro è peggiore per i trentenni?

Uno dei luoghi comuni più presenti nelle cosiddette chiacchiere da bar è che la vita, compiuti i trent’anni, di fatto migliori. Più indipendenza, maggiore controllo dei propri mezzi e una presa più salda sul futuro (sempre secondo la vulgata, perlomeno). In realtà, un nuovo paper pubblicato sul Journal of Occupational Health Psychology costituisce una prova empirica del contrario.

Secondo i dati raccolti dai titolari dello studio, dei ricercatori dell’Università del Queensland, le persone con un’età compresa tra la fine dei 20 e l’inizio dei 40 riportano più frequentemente bassi livelli di soddisfazione professionale e stress emotivi. Le ragioni indicate dal paper sono in parte intuibili (si tratta della fascia d’età in cui è statisticamente più probabile avere figli piccoli e la mancanza di tempo si fa più pesante), in parte da attribuire allo stesso ambiente di lavoro. Come scrive il blog Research Digest, «il supporto dei colleghi si abbassa negli anni della mezza età, quando i compagni di lavoro competono per ottenere risorse sempre più scarse».

L’unico vero antidoto a questo dato di fatto sembrerebbe essere compiere quarant’anni. Studi di psicologia occupazionale confermano che la felicità lavorativa torna a crescere dai 40, e i lavoratori che hanno raggiunto i 50 sono la categoria più soddisfatta in assoluto.

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