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I maggiori brand occidentali, tradotti in cinese

Il mercato interno cinese cresce annualmente del 13%. Quello del lusso del 25%. Non è un caso che le maggiori aziende occidentali facciano di tutto per entrarvi, anche se l’accesso al business dell’oriente li costringe a cambiare il proprio nome, traducendolo sulla base della cultura locale.

Il cinese premia infatti i nomi enfatici e densi di emozioni, forse perché non si basa su un alfabeto fonetico ma su dei caratteri che, soli, rappresentano interi concetti. Il New York Times ha fatto recentemente un viaggio le divertenti traduzioni che alcuni dei brand più iconici d’Occidente hanno dovuto accettare per sperare di solcare l’onda della Cina. Nike, per esempio, è nota come Resistere e perseverare. La BMW, è Precious Horse (Cavallo prezioso) mentre la Coca-Cola viene nominata in modo quasi letterario, Tasty Fun (Divertimento gustoso), che fortunatamente in cinese si dice Kekoukele, piuttosto simile al nome originale.

E che dire di una bella barretta di Shi Li Jia, che significa Honorary powerful support ed è la traduzione di Snickers? Queste scelte, per quanto possano sembrarci bizzarre, garantiscono spesso il successo di giganti americani nel nuovo mercato – un successo basato su un’alta dose di emotività e un messaggio chiaro ed esplificato.

Certo, le due lingue spesso non vanno d’accordo, ma a tutto si può porre rimedio. Lo sa bene Microsoft, che quando ha dovuto lanciare il suo motore di ricerca Bing si è resa conto che era una parola che esisteva nel lessico cinese: significa “virus, malattia”. O la Peugeot (Biao zhi) che suona molto simile a un termine slang con cui ci si riferisce a una prostituta. Proprio per questo a Pechino è nato un vero e proprio business che offre consulenza linguistica alle imprese straniere che decidono di entrare nel mercato locale. Con risultati spesso irresistibili.