Cose che succedono | Attualità

Arrivano a Milano gli scatti di Davide Monteleone dalla Cecenia


Da sabato 24 maggio le foto di Davide Monteleone dalla Cecenia arrivano in Italia (la prima tappa era stata Parigi, ne parlava il New Yorker qui). La mostra Spasibo infatti, dedicata agli scatti nel Caucaso dell’ultimo vincitore del Carmignac Gestion Photojournalism Award, dopo la tappa parigina approda a Milano: al museo Francesco Messina le immagini saranno esposte fino al 21 giugno.
Nel 2009 la Fondation Carmignac organizzò per la prima volta un concorso rivolto ai fotoreporter: il vincitore ogni anno ottiene non solo la possibilità di realizzare una mostra e una monografia, ma riceve anche una borsa da 50 mila euro. Il tema scelto e proposto ai fotografi per quest’ultima edizione è stato la Cecenia.

«Nel mese di aprile 2013, ognuno di noi ha purtroppo guardato il volto innocente di un bambino sorridente, con un berretto in testa, sui quotidiani: era Richard Martin, otto anni, apparso tragicamente tra le vittime dei due fratelli jihadisti ceceni che hanno organizzato un attentato durante la maratona di Boston. Ogni anno l’insurrezione islamista nel Caucaso settentrionale produce settecento vittime, di quelle meno visibili, in una regione alle porte dell’Europa che è in gran parte fuori controllo», ha scritto il presidente della fondazione Édouard Carmignac, «di fronte a questa omertà, ci sono ancora fotoreporter coraggiosi come Davide Monteleone, che continuano le proprie indagini, a rischio della vita, per difendere la loro idea sul destino che dovrebbe o non dovrebbe essere riservato a un essere umano».

Il reportage di Monteleone non si è però concentrato solo sulla questione islamica all’interno della Repubblica autonoma. Ha cercato piuttosto di comprendere la Cecenia come terreno di scontri e frutto di un compromesso storico. «I Ceceni sono un popolo combattivo, difficile da sconfiggere, più facile da comprare. […] I Russi devono aver ricordato la lezione, e devono averla insegnata anche ai nostri concittadini che ci comandano», scrisse il generale dell’esercito russo Ermolov in una lettera rivolta allo zar Nicola I durante la campagna nel Caucaso. Questa è una citazione che un amico ha ricordato al fotografo mentre si trovavano sulle montagne attorno a Itumkali, e che ancora oggi offre un’importante chiave di lettura.

 

Copyright Davide Monteleone, VII Photo per il Carmginac Gestion Photojournalism Award