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Come i film “manipolano” la nostra mente

Il 29 e 30 luglio a Hollywood, in California, l’Academy ha presentato un incontro eloquentemente titolato “Movies In Your Brain“. Cineasti, studiosi di scienze cognitive e neuroscienziati si sono riuniti per discutere i risultati dei loro studi (o, per quanto riguarda i registi, della loro esperienza sul campo) inerenti all’attenzione degli spettatori durante la proiezione di un film.

Le loro scoperte si applicano particolarmente al campo delle pellicole d’azione. Prendete Iron Man 2, ad esempio – dato che Jon Favreau, il regista dei primi due film della trilogia dedicata al supereroe Marvel, era presente all’incontro. Tim Smith, vision scientist dell’Università di Londra, ha presentato una breve clip realizzata dal suo team di ricerca. Una telecamera ha registrato il posizionamento degli occhi degli spettatori in una delle sequenze più iconiche della pellicola, quella iniziale dello scontro tra Vanko e Tony Stark al Gran Premio di Monaco. Nel filmato, dopo aver raccolto i dati, gli scienziati hanno usato un software per creare una mappa del calore con le zone dello schermo dove si concentrava l’attenzione del pubblico. Ne è risultato che gli spettatori seguivano costantemente (e strettamente) l’azione: i volti dei supereroi, i duelli coi nemici, le repliche delle monoposto che saltano in aria.

Favreau ha riassunto i conseguimenti dello studio in una frase: «Tutto ciò a cui state guardando è reale. Quello che non state guardando è tutto finto». Nella pratica, l’esperienza dei registi li ha portati a considerare prima e innanzitutto la parte della scena su cui verrà convogliato lo sguardo del pubblico. «Calcoliamo costantemente dove riteniamo che andrà a posarsi l’occhio dello spettatore», ha detto Favreau, «e a come attrarlo verso quell’area, mentre nel contempo in una ripresa diamo la priorità a ciò che si può simulare. Il miglior strumento per gli effetti speciali è il cervello degli spettatori».

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