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L’Unesco vuole rendere il software Patrimonio dell’umanità

La preservazione del patrimonio dell’umanità, come definito dall’Unesco, è solitamente associato a luoghi di interesse storico e archeologico, scrive Vocativ, ma in realtà la prossima mossa dell’organizzazione delle Nazioni Unite si rivolge a qualcosa di più immateriale: lunedì l’Unesco ha annunciato una partnership con un istituto francese di informatica «con l’ambizioso intento di salvaguardare ogni software creato, per fare in modo che non venga mai dimenticato».

L’Istituto francese per la ricerca informatica e sull’automazione (Inria) ha avviato il progetto – Software Heritage – l’anno scorso, e finora ha raccolto 58 milioni di software. «Questa collaborazione con Inria segna il rafforzamento di una mobilitazione internazionale per la salvaguardia e la condivisione del patrimonio software», ha dichiarato la direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova.

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Non si tratta, peraltro, della prima iniziativa che si muove in questa direzione: in Norvegia un progetto privato dal 2008 raccoglie campioni di dati nel suo Arctic World Archive, e di recente ha allargato il suo progetto alle culture di altri Paesi, trovando l’adesione di Messico e Brasile (il primo ha condiviso documenti del periodo Inca, il secondo la sua costituzione e altro materiale storico). E poi c’è l’Internet Archive, che da vent’anni tenta di “archiviare il web”.