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Il mistero del “Millennial Whoop” che ritorna in tutti i successi pop

“La musica di oggi è tutta uguale” sembrerebbe soltanto una di quelle frasi imputabili a nostalgici cultori di epoche perdute, o al limite a persone che non hanno fatto lo sforzo di ascoltarla tutta, ma in realtà si tratta di un enunciato fondamentalmente vero: c’è chi l’ha provato. Uno studio di un team di ricercatori spagnoli condotto nel 2012 ha verificato che la combinazione di note nelle hit del pop negli ultimi cinquant’anni è diventata sempre più ripetitiva, fino ad assestarsi su prodotti più o meno simili.

katy Perry

La novità delle ultime ore, riportata da Quartz, è però molto più specifica: esiste una sequenza, nei fatti una sorta di urletto ripetuto, che appare in ogni grande successo mainstream degli anni Dieci. A scoprirlo è stato il musicista e produttore Patrick Metzger, che l’ha ribattezzato “Millennial Whoop” (whoop come “urlo di incitamento”, appunto). «Lo schema è inconfondibile, quando lo ascolti ti rendi conto di averlo già sentito in innumerevoli altre canzoni», scrive Quartz. Prendete i primi secondi e il ritornello di “Good Time“, degli Owl City e Carly Rae Jepsen.

E ci sono molti altri esempi, ovviamente. Metzger e i commentatori del suo blog hanno trovato, sempre uguale, il “Millennial Whoop”, tra le altre canzoni, in:

“California Gurls” di Katy Perry (minuto 1:05)
“She’s My Winona” di Fall Out Boy (0:14)
“Ride” dei Twenty One Pilots (0:48)
“Forever” di Andy Grammer (3:15)
“Turn Up the Music” di Chris Brown (1:30)
“Use Somebody” dei Kings of Leon (1:28)
“Little Numbers” dei BOY (1:02)

Oltre, ad esempio, a “Ivy”, contenuta nel nuovo album di Frank Ocean, Blonde. La prima comparsa del whoop risale in realtà agli anni Ottanta, in pezzi come il popolarissimo “Tarzan Boy” dei Baltimora e “Jungle Love” di Morris Day and The Time, ma è stata questa generazione a renderlo un’architrave della sua produzione musicale.