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Un po’ di cose da sapere su Lemonade di Beyoncé

Nel caso non ve ne foste accorti, sabato sera su HBO è andato in onda Lemonade, l’art film/visual album di Beyoncé. Dopo una preview esclusiva su Tidal, lunedì 25 aprile il nuovo lavoro di Bey è arrivato su iTunes e Amazon, dove è possibile scaricarlo se non ci si vuole abbonare al servizio di streaming di proprietà di Jay-Z. Le reazioni, come prevedibile, sono state tante, dall’eccitazione generale che ha prodotto una nuova ondata di meme e gif al tentativo collettivo di decodificare ogni significato nascosto delle 12 canzoni che compongono l’album.

In Lemonade, Beyoncé affronta temi come il tradimento, il dolore e il perdono, in una sorta di viaggio attraverso la propria femminilità: tra le altre cose, in molti ci hanno visto accenni non troppo velati alle presunte infedeltà del marito. La scatenata fanbase ha infatti creduto di identificare «Becky with the good hair», che la cantante cita in “Sorry”con la designer Rachel Roy, con la quale Jay-Z avrebbe avuto una relazione. Ma, come scrive Ijeoma Olou sul Guardian, soffermarsi sulla presunta diatriba con il marito, orchestrata o no, e sulla lista di nomi per le candidate al ruolo di Becky, significa perdersi la parte più interessante di Lemonade.

Che è, come prima cosa, una riflessione generale sull’essere donna e di colore, come dimostrano anche i numerosi cameo e i riferimenti culturali che animano il film: dalla presenza di Serena Williams a quella della giovane attrice Amandla Stenberg, passando per i versi della poetessa Warsan Shire, il duo di teenager Chloe x Halle, che Beyoncé segue e supporta da tempo, e la modella affetta da vitiligine Winnie Harlow. Ognuna di loro rappresenta una diversa sfaccettatura di una stessa, comune, identità: «Ogni scelta estetica che Beyoncé fa, ha un suo preciso significato, ha spiegato Dee Locket sul New York Magazine, e la sua selezione di queste donne, la cui “blackness”, in particolare la loro bellezza, è stata ampiamente criticata, dimostra da parte sua una scelta intenzionale e consapevole». Meglio segnarsi i nomi della sua lista di ragazze, allora.

Come già nel dicembre 2013, poi, la modalità di release dell’album è importante quanto l’album stesso: con lo streaming su HBO, Beyoncé si è appropriata di un altro mezzo, quello televisivo, per scrivere un nuovo racconto di se stessa. Scrive David Ehrlich su Indiewire: «Più che una vera e propria antologia, dove il corto di un autore viene seguito da quello di un altro, Lemonade è una sorta di mega video musicale, dove diversi espedienti cinematografici sono al servizio di un’unica, onnicomprensiva idea».

Tra i nomi coinvolti ci sono i veterani come Todd Tourso, Jonas Åkerlund e Mark Romanek, l’esordiente Kahil Joseph e il visual artist Dikayl Rimmasch, che aveva già preso parte all’On the run tour. Senza contare poi lo styling: una vera festa per gli occhi, sapientemente dissezionati da Marni Senofonte, che già aveva curato i look di Formation, per Vogue US.