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La ketamina fa bene ai depressi, lo dice uno studio della Columbia University

La ketamina esiste da circa un secolo, ma è solo da qualche anno che si sta diffondendo la possibilità concreta di utilizzarla per creare antidepressivi molto più efficaci di quelli attualmente in commercio. Ampiamente usata come anestetico a partire dal 1960, più recentemente, grazie alle sue proprietà allucinogene, ha iniziato a diffondersi come droga ricreativa. Le sue presunte qualità anti-depressive non sono una novità, ma, come ha riportato Atlas, secondo uno studio da poco pubblicato sull’American Journal of Psychiatry, possiamo praticamente darle per certe e sperare che si inizi presto a lavorare alla creazione di una nuova classe di farmaci basata sul composto della ketamina per la cura della depressione.

Il motivo è molto semplice: gli effetti della ketamina sulle persone che soffrono di depressione, a quanto pare, sono molto più rapidi di quelli di molti altri psicofarmaci comunemente usati. Anche i pazienti più gravi, che ad esempio non reagiscono agli inibitori della ricaptazione della serotonina (che impiegano diverse settimane per iniziare a fare effetto), mostrano reazioni positive a due ore dall’assunzione della dose di ketamina.

Nell’ultimo studio effettuato dalla Columbia University i ricercatori, per la prima volta, si sono concentrati su pazienti affetti da depressione grave, con pensieri di suicidio acuti e insistenti. Com’è facile intuire, il fattore rapidità può essere estremamente importante in questi casi, perché dà la possibilità di bloccare l’ideazione del suicidio e la sua messa in pratica. Così, un paziente che con altre classi di farmaci avrebbe dovuto aspettare settimane per vedere un miglioramento delle su condizioni mentali, rischiando di non sopravvivere, avrebbe la possibilità di trovare un immediato sollievo, salvandosi la vita. «Attualmente», ha spiegato il capo ricercatore Michael Grunebaum, «la ketamina è l’unico farmaco che possiede una proprietà simile».

Le allucinazioni sono l’unico effetto collaterale indesiderato della ketamina che però, come assicurano i ricercatori, può essere tenuto sotto controllo con un dosaggio specifico, graduale e costante. Infatti, come lo studio riporta, anche il follow-up dei pazienti ha avuto esiti assolutamente positivi: che anche nelle settimane seguenti ha dimostrato un miglioramento generale dell’umore e una minore astenia (il senso di debolezza, stanchezza e mancanza di forza).