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Perché le newsletter sono sempre più importanti per i giornali

Un trend globale variamente ravvisabile nel giro di chi si occupa di media e giornali è la fioritura di newsletter, sia personali che “corporate”, secondo Digiday «un nuovo modo affidabile per raggiungere i lettori» per le testate, e soprattutto, una scorciatoia attraverso cui bypassare i capricciosi algoritmi di Facebook e Twitter per arrivare direttamente al proprio pubblico, in casella email. Apparentemente, questo boom di newsletter ha portato alla nascita di una nuova figura professionale, il “newsletter editor”.

Visto il carattere recente della novità, il ruolo non è ancora caratterizzato in modo univoco: Quartz, ad esempio – uno dei media a offrire una newsletter tra le più curate e, beh, utili – ha un “push team” che si occupa di redigere il suo “Daily Brief” quotidiano, che ha più di 200 mila iscritti. Il Washington Post ha invece ben 75 newsletter scritte da redattori e reporter nei loro rispettivi spazi verticali, ma il loro flusso di lavoro è organizzato da una “newsletter and alerts editor”, Tessa Muggeridge, che a Digiday rivela che il traffico verso il sito dalle missive in casella email è aumentato del 129 percento su base annua, e c’è stato un incremento di un milione di iscritti.

BRITAIN-EU-POLITICS

Melissa Bell di Vox Media dice invece che «le newsletter sono diventate una piattaforma a sé stante» per motivare la scelta della sua società di cercare tre newsletter editor per altrettante testate del gruppo: Vox, Eater e Racked. Una nuova consapevolezza generale vede la newsletter come strumento per parlare in modo più informale e diretto al lettore (che ha scelto di leggerti, in questo caso): il team di Quartz, per questo motivo, si occupa di mantenere la coerenza nei toni e nel format delle email quotidiane, mentre il ruolo della Muggeridge al WaPo è di migliorare il design, le interazioni e la portata delle newsletter nel traffico complessivo del sito, pensando anche, e spesso, a nuovi canali diretti da aprire.