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I 25 film del Ventunesimo secolo, secondo il New York Times

Un bel pezzo interattivo pubblicato sul suo sito, il New York Times, spiegando che ci troviamo «a un sesto dalla fine del viaggio nel Ventunesimo secolo», ha pubblicato una lista di 25 titoli cinematografici che saranno considerati classici dai nostri pronipoti. Servendosi di «aiuto dai dotti di cinema su Facebook», i due chief movie critics della testata americana, Manohla Dargis e A.O. Scott, hanno indicato i migliori prodotti del secolo, almeno fin qui, in: Il petroliere, La città incantata, Million Dollar Baby, Il tocco del peccato, La morte del signor Lazarescu, Yi Yi – e uno… e due…, Inside Out, Boyhood, Ore d’estate, The Hurt Locker, A proposito di Davis, TimbuktuIn Jackson HeightsL’Enfant – Una storia d’amore, White Material, Munich, Three Times, Les Glaneurs et la glaneuse, Mad Max: Fury Road, Moonlight, Wendy and Lucy, Io non sono qui, Luz Silenciosa, Eternal Sunshine of the Spotless Mind (ok, sì: Se mi lasci ti cancello), 40 anni vergine.

Non tutti i titoli elencati sono conosciutissimi al grande pubblico, ma tutte, almeno secondo il più prestigioso quotidiano d’America, sono opere fondamentali della cinematografia: per commentarle, Dargis e Scott hanno chiamato alcuni dei loro autori, intervistando nomi che vanno da Kathryn Bigelow a Guillermo del Toro e Ava DuVernay, e da Barry Jenkins a Richard Linklater e Michelle Williams. De Il petroliere (There Will Be Blood, nel titolo originale), Manohla Dargis ha scritto che è «un capolavoro del Ventunesimo secolo su amore, morte, fede, avidità e tutto il petrolio e il sangue che zampillano dalla storia americana del Ventesimo secolo»; Scott, parlando di Million Dollar Baby di Clint Eastwood, dice: «La magnificenza del film sta nel fatto che, invece di costringersi all’originalità, si inserisce nelle convenzioni del genere con una sicurezza e una facilità da maestro».

Venendo a tempi più recenti, per il New York Times Moonlight di Barry Jenkins è stato un film speciale, capace di far provare «un affetto stranamente intenso e intimo» per il suo protagonista, Chiron, mentre prima di eleggere Mad Max: Fury Road miglior film d’azione di inizio secolo, il duo di critici, rivoltosi a Facebook, si è trovato di fronte a «un dibattito filosofico»: cosa, esattamente, conta come “film d’azione” in un’era di effetti speciali digitali iperattivi? Definendo tuttavia i requisiti del genere col paragrafo seguente: «Ci devono essere un sacco di inseguimenti, e molte cose devono saltare in aria. Può succedere nello spazio remoto, a Gotham, a Hogwarts, sulle autostrade di Los Angeles o in qualunque capitale mondiale il povero Jason Bourne si trovi quando i suoi nemici lo scoprono», Scott e Dargis non hanno dubbi nel conferire il titolo alla pellicola di George Miller: «Il film porta lo spirito anti-autoritario, ringhiante e punk rock dei primi film di Mad Max in una nuova era, aggiornandoli e conservandoli in un singolo gesto».

Nell’immagine in evidenza e in testata: una scena da L’Enfant, dei fratelli Dardenne; nel testo scene da Million Dollar Baby e Il petroliere