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10 anni fa Google comprava YouTube

Dieci anni fa in questi giorni Google comprava YouTube per 1 miliardo e 65 milioni di dollari. The Ringer si è chiesto se ne sia valsa la pena e cosa abbia comportato quell’acquisizione. Nel 2006, YouTube aveva soltanto un anno e mezzo: per questo motivo ad alcuni sembrò che Google avesse pagato fin troppo. Ma d’altra parte lo pensava lo stesso Eric Schmidt, che al tempo era amministratore delegato della società: «Abbiamo volontariamente pagato un miliardo in più rispetto al suo valore effettivo», ha ammesso qualche anno fa. L’obiettivo era semplice: eliminare la concorrenza. Nel 2005 c’era bisogno di una piattaforma che offrisse contenuti video: Google ci aveva provato con il suo vecchio “Videos”, che però non aveva mai fatto presa quanto YouTube, dotato non soltanto di caratteristiche più social ma anche di spezzoni “rubati” da film e programmi tv, che gli permisero di crescere velocemente.

Google, rilevandone la proprietà, ha risolto due problemi: ha eliminato un competitor e ha trovato un’altra piattaforma su cui vendere pubblicità. Soltanto quest’anno l’azienda ha guadagnato 5.2 miliardi di dollari grazie alle ad, aiutata anche dal suo motore di ricerca che molto spesso propone come primi risultati video di YouTube. Per aumentare i suoi guadagni, YouTube ha provato a investire in contenuti originali a pagamento e nella proposta di un abbonamento mensile per accedere a film e show in esclusiva: non ha funzionato molto, la strada da prendere potrebbe essere un’altra, come ad esempio affiancarsi a grandi eventi come ha fatto Twitter, oppure lanciare un servizio di tv online a pagamento, che potrebbe arrivare già nel 2017.

Nonostante gli alti costi, però, la scelta di Google di comprare YouTube a quella cifra si è rivelata un ottimo investimento, forse il migliore di sempre: se non fosse successo, Facebook sarebbe arrivato sul mercato probabilmente usurpando Google del primato nella pubblicità digitale e mettendo in circolazione una propria piattaforma, trasformando il sistema di diffusione video così come lo conosciamo in modi imprevedibili.