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Gchat aveva previsto il futuro dell’instant messaging

Una delle “sensazioni” dell’ultimo anno nel campo della messaggistica istantanea è stato Slack, un software che permette di creare stanze private di conversazione (su Studio ne avevamo parlato qui). Slate ha però una rivelazione: «È tempo di ammetterlo: Slack è soltanto Gchat». Secondo l’articolo, il problema è che gli utenti di dieci anni fa non sapevano di poter usare il sistema di messaggistica di Google nel modo in cui usano Slack oggi.

All’epoca – intorno al 2005-2006 – la chat di Gmail era usata soprattutto in senso ricreativo, mentre Slack deve la sua fama alla penetrazione nei luoghi di lavoro. Eppure Gchat aveva già le funzioni che contraddistinguono il software del momento: gli archivi delle conversazioni, la possibilità di eseguire ricerche al loro interno e quella di avviare chat di gruppo dotate di sistemi di trasferimento file rapidi ed efficienti.

Il fatto che Google stessa non credesse particolarmente nel servizio è testimoniato già dal fatto che il nome Gchat è colloquiale, ovvero non è mai stato riconosciuto ufficialmente da Big G: la piattaforma di messaggistica era nota a Cupertino come Google Talk, e la sua versione interna a Gmail come Google Chat. Nel 2011 la società ha iniziato lo sviluppo di Hangout, la sua nuova funzionalità in grado, tra le altre cose, anche di far disporre all’utente di videochiamate. Eppure i nostalgici di Gchat non hanno preso il cambiamento positivamente. John Brownlee scriveva su Fast Company: «In un mondo di servizi di instant messaging che sembrano un sogno delirante di TokyoPop, Gchat era orgogliosamente text-based. Mettendo davanti la funzionalità, coesisteva con Gmail senza provare a sopraffarlo. Quando cliccavi su un nome per inviare un messaggio, potevi inviare testo, e dopo avviare una videoconferenza, ma nient’altro. Era orgogliosamente senza fronzoli, anche in modo ribelle, ma comunque aveva alcuni lati bellissimi e sminuiti».