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Il potere attuale di Facebook è nato con i tag delle foto

Wired ha appena pubblicato un lungo estratto del libro di Adam Fisher Valley of Genius, il cui sottotitolo abbastanza esplicito è «storia senza censure della Silicon Valley», una sorta di approfondita storia orale dell’economia digitale, ma soprattutto di Facebook. Dalla lettura, Quartz si sofferma su un particolare, ricavato dalle dichiarazioni di un dipendente e in grado di rispondere parzialmente alla domanda che tutti ci siamo fatti e cioè: “come ha fatto un’idea nata in un college a diventare lo strumento più usato e potente del mondo?”.

Due dipendenti dell’azienda di Mark Zuckerberg sembrano conoscere la risposta. Il primo è Jeff Rothschild, un impiegato diventato investitore, che ha dichiarato:  «Non c’è nessuno che dopo aver ricevuto una email con scritto “qualcuno ha pubblicato una foto in cui sei tu” e non vada a vedere di che si tratta. Fa parte della natura umana». Il secondo è Ezra Callahan, uno dei primi impiegati dell’azienda, che fa risalire la crescita esponenziale del social network alla funzione del tagging: «Il più rilevante meccanismo di crescita è stato il tag delle foto. È stato ciò che ha condizionato qualunque decisione sul prodotto fatta in seguito ed è stato il primo momento in cui gli utenti hanno modificato sostanzialmente il loro modo di usare questo strumento».

Oggi, chiosa Quartz, la funzione ci appare piuttosto innocente, intanto però Facebook ha raccolto un’incredibile quantità di dati sulle facce degli utenti.