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Motivi per preferire un parlamento di politici estratti a sorte

Non è un mistero che il politico non sia la professione più amata di quest’epoca storica: secondo i dati dell’ultimo rapporto Eurispes, il tasso di fiducia degli italiani nei confronti del parlamento è al 20%, e pressoché lo stesso avviene oltreoceano, dove il Congresso americano si ferma a quota 19% della popolazione statunitense. Scrivendo su Current Affairs, Brianna Rennix e Nathan Robinson propongono una possibile soluzione a questo malcontento: sostituire i politici attuali con politici eletti a caso.

No, davvero: il sorteggio, nelle scienze politiche, è un processo di scelta dei rappresentanti che alcuni sostengono possa far fronte ai mali endemici delle democrazie, cioè la corruzione, le leggi che non rispecchiano nemmeno in parte la decantata vox populi e, beh, il fatto che gli stessi rappresentanti non somiglino molto ai rappresentati (il Congresso degli Stati Uniti d’America, un Paese composto per il 50% da maschi, per il 30% di persone che hanno un diploma di college, e per il 5% di milionari, è composto da un 80% di uomini, da un 95% di ex frequentatori di college e per il 50% da super-ricchi). Naturalmente, si potrebbe obiettare, un parlamento non deve essere la rappresentazione plastica dei cittadini, ma servire da organo istituzionale in grado di decidere efficacemente per loro; ebbene, questo non succede, si nota su Current Affairs: uno studio di Princeton ha messo nero su bianco che il 90% delle preferenze dell’elettorato americano non hanno alcuna influenza sulle decisioni prese a Washington.

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Come farebbe un organo di politici estratti a sorte a sanare queste contraddizioni? Gli autori dell’articolo spiegano innanzitutto che ponendo un limite di un solo mandato, gli eletti – si fa per dire – saranno meno propensi a farsi irretire dai cosiddetti poteri forti. Ma c’è dell’altro: con i budget in gioco nelle campagne elettorali (che, si nota en passant, nel caso di Grande Riforma del Sorteggio potrebbero finire in opere di pubblica utilità), è normale che a primeggiare e finire in Campidoglio siano esattamente le persone che sono disposte a tutto per ottenere quel risultato, persone dunque di animo gretto e interessate più a loro stesse che al bene del Paese. Per riassumere, comunque, Rennix e Robinson hanno preparato un comodo specchietto che spiega pro e contro di questa possibile grande svolta nella vita delle nostre democrazie occidentali.

Immagini Getty Images