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Ci sono molestie anche nel mondo editoriale, dice la scrittrice Emma Cline

Le ragazze è un bellissimo libro di cui si è parlato molto l’anno scorso (ne avevamo scritto anche noi). Il bestseller rielabora la famosa vicenda della strage di Cielo Drive, messa in atto dalla setta di Charles Manson, da un punto di vista particolare: a narrare la storia è una ragazza che, invaghendosi di un’affascinante adepta, si trova ad avere a che fare con una realtà completamente diversa da quella infantile nella quale fino a quel momento era immersa. Un romanzo di formazione, scritto egregiamente, che si sofferma con grande precisione sulle tensioni e le difficoltà che accompagnano la trasformazione da bambina in adulta che ogni donna, a un certo punto della vita, si trova costretta ad affrontare. I personaggi maschili, primo tra tutti quello che nella storia prende il posto di Manson, sono mostri minacciosi e tremendi. Il percorso di sviluppo, crescita e consapevolezza femminile è descritto come un viaggio crudele, difficile e faticoso, praticamente impossibile da assaporare o vivere positivamente. L’autrice del libro, Emma Cline, è una giovane, bravissima scrittrice californiana, completamente assente dai social network, apparentemente a suo agio nelle interviste, ammaliante nelle foto apparse su Vogue.

A seguito della valanga causata dal caso Weinsten, le celebrità (ma non solo: sui social negli ultimi giorni è diventato virale #metoo, il thread che invita le ragazze e le donne di tutto il mondo condividere la loro esperienza in tema di sexual harassment) stanno trovando il coraggio di confessare e accusare. Sul New York Magazine Emma Cline si unisce al coro, raccontando le molestie subite dai colleghi dell’ambiente letterario (compreso lo scrittore che coglie l’occasione di una foto di gruppo per toccarle il culo) ma anche un episodio di violenza messo in atto dal suo fidanzato di 36 anni, quando lei ne aveva 22. E tutti i motivi che l’hanno spinta a non denunciarlo e per cui tutti le hanno consigliato di non parlare: non le avrebbero creduto perché era una ragazzina che frequentava uomini più grandi, perché era bella, perché le piaceva flirtare e guardare i porno e scrivere di sesso, ecc. Sarà perché Cline è un’ottima scrittrice, sarà che quello che racconta riporta inevitabilmente ai temi e ai tormenti che con tanta arte e sensibilità ha sviscerato nel libro, fatto sta che la sua testimonianza sembra avere il potere di riassumere e condensare tutte quelle, e sono davvero tante, che abbiamo letto finora.

 

Nell’immagine Emma Cline in un giardino di Brooklyn, 3 giugno 2016 (Sunny Shokrae)