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Avere o non avere figli? Alcuni scrittori rispondono sì o no e perché

«Non fare figli», si è sentito consigliare Michael Chabon (vincitore del Pulitzer nel 2001 con Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay) da un famoso scrittore. «Ogni figlio che fai è un romanzo in meno che pubblicherai». Chabon non l’ha ascoltato: ha fatto 4 figli, ha scritto 14 libri e recentemente ha pubblicato una raccolta di saggi Pops: Fatherhood in Pieces, (qui l’ha raccontata lui stesso) proprio sul tema della paternità. Secondo l’Independent vale la pena di leggerla anche soltanto per le pagine in cui Chabon racconta di quando ha portato suo figlio tredicenne alla Men’s Fashion Week di Parigi. Collegandosi alla domanda che sta dietro a tutto questo (i figli fanno male alla scrittura?) Emily Temple di Literary Hub ha raccolto un po’ di pareri, scovati leggendo interviste e dichiarazioni. Insomma, uno scrittore dovrebbe o non dovrebbe avere figli?

Il più rigido della lista redatta da Temple è sicuramente Cyril Connolly, critico letterario e scrittore britannico, che non solo pare restio ai figli, ma a qualsiasi tipo di vita familiare: «In generale si può presumere che uno scrittore che non sia disposto a sentirsi solo nella sua giovinezza dovrà, se vuole raggiungere dei risultati, affrontare la solitudine nella mezza età. La camera d’albergo lo attende». A dire no ai figli sono anche Geoff Dyer, Richard Ford e Doris Lessing («Non c’è niente di più noioso, per una donna intelligente, che passare un’ infinita quantità di tempo con i bambini piccoli»).

Rachel Cusk pare un po’ indecisa, Jane Smiley, Lily King e Helen Dunmore (che invita a ricordare il caso di J. G. Ballard: 3 figli cresciuti come padre single, 19 romanzi e 17 raccolte di racconti brevi pubblicati) dicono sì ai bambini, Alice Walke dà il suo consenso a patto che sia soltanto uno, mentre per Zadie Smith non è il caso di porsi limitazioni numeriche. Sì ai figli anche per Hari Kunzru, Lev Grossman e Karl Ove Knausgaard, che dice: «Quando ho iniziato a scrivere pensavo di aver bisogno di isolamento. Andavo in cerca di fari e isole disabitate. Poi sono arrivati i miei figli e ho iniziato a scrivere a casa. Non ho mai scritto così bene come da quel momento».