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In Africa ha aperto il più grande museo di arte contemporanea del continente

Costruito nel 1921, per più di mezzo secolo questo imponente silo di grano è stato l’edificio più alto dell’Africa e ha rappresentato la più grande risorsa agricola di Cape Town, finché non venne chiuso nel 2001. Oggi diventa la sua più grande risorsa culturale, la prima istituzione pubblica dedicata esclusivamente all’arte contemporanea africana (e all’arte della diaspora) su tutto il continente.

L’opera che venerdì 22 settembre, giorno dell’apertura, ha accolto per prima i visitatori, è il grande uccello dell’artista Nicholas HloboIimpundulu Zonke Ziyandilandela, mostrato alla 54esima Biennale di Venezia. Il curatore e il direttore del museo, Mark Coetzee, considera il lavoro di Hlobo (raccontato all’inizio di questo articolo su Artsy) un simbolo del museo: un’indicazione del cambiamento che lui e i suoi collaboratori sperano che l’istituzione porterà, fornendo agli gli artisti africani una piattaforma dalla quale combattere gli stereotipi, profondamente radicati, sulla cultura e sull’arte africana.

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Lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) è stato progettato da Thomas Heatherwick, architetto inglese al suo primo progetto sul continente (su Architectural Digest accompagna i lettori in un tour del museo). Heatherwick ha trasformato la vecchia fabbrica in una meraviglia architettonica di 11 piani, tagliando la stretta rete di silos per creare una struttura post-industrale che ospita 100 gallerie, un giardino di scultura e sei centri centri di ricerca.

Come al solito non mancano le polemiche. La collezione dello Zeitz MOCAA viene da Jochen Zeitz, ex amministratore delegato di Puma e avido collezionista di arte contemporanea africana e della diaspora. A differenza di quelle della maggior parte delle istituzioni occidentali, come il Museo Guggenheim o le gallerie Tate,  la collezione non è parte permanente del museo, ma soltanto in prestito, finché lui sarà in vita: un fatto che ha suscitato varie critiche.

Foto Getty